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Facebook, Instagram e WhatsApp, il giorno dopo il down: le scuse, le perdite, le ragioni del caos

Facebook, Instagram e WhatsApp, il giorno dopo il down: le scuse, le perdite, le ragioni del caos
(reuters)
Nella giornata di ieri, 4 ottobre 2021, i servizi più importanti di proprietà di Facebook sono stati irraggiungibili per poco più di sei ore. Il fondatore Zuckerberg - che si scusa - perde 6 miliardi di dollari e scende nella classifica degli uomini più ricchi al mondo. Facebook, invece, ha perso circa 100 milioni di dollari.
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Dopo sei ore di blackout, uno dei più lunghi e complessi nella storia di Facebook, Mark Zuckerberg si è palesato - finalmente - sul suo social network, per chiedere scusa: "Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger stanno tornando online ora. Scusate per l'interruzione di oggi, so quanto vi affidate ai nostri servizi per rimanere connessi con le persone a cui tenete".

Qualche riga più sotto, tra i commenti più apprezzati dagli utenti, c'è quello del padre Edward Zuckerberg: "Potreste aver contribuito al prossimo baby boom tra nove mesi!". Ma c'è poco da scherzare, per Facebook. In seguito al grave disservizio, il giorno dopo le rivelazioni della sua ex dipendente Frances Haugen alla popolare trasmissione 60 Minutes, le azioni Facebook sono scese del 5%. Stando a quanto scrive Bloomberg, le perdite del fondatore Mark Zuckerberg ammontano a 6 miliardi di dollari. Fortune invece stima che Facebook ha perso circa 100 milioni di dollari a causa del blackout.

Oltre a quelle del suo fondatore, sono arrivate anche le scuse ufficiali di Facebook:"Alla grande comunità di persone e imprese nel mondo che si affidano a noi: ci dispiace. Abbiamo lavorato duro per riattivare le nostre app e i nostri servizi e siamo felici di poter dire che tutto è tornato online, ora. Grazie per averci sostenuto".

Non sono state ore facili per il colosso di Menlo Park. I reporter del New York Times, durante il lunghissimo down, riportavano i problemi incontrati dai dipendenti al lavoro per risolvere il problema: in molti non riuscivano ad accedere agli edifici di Facebook perché il loro badge non funzionava. E poi il caos delle mail: Facebook non era raggiungibile e lo stesso accadeva agli indirizzi di posta elettronica degli impiegati.

Facebook, WhatsApp e Instagram sono andati giù, all'improvviso, per un problema di Dns. In pratica ogni computer deve convertire gli indirizzi che usiamo, come "http://www.facebook.com" appunto, in un indirizzo Ip (che è numerico) in modo che il browser o una app possano connettersi al sito. Per ore i Dns di Facebook che permettono questa conversione - una sorta di mappatura tra nomi e numeri - non hanno funzionato, e questo ha reso i suoi servizi irraggiungibili dagli utenti.

Il problema tecnico è stato confermato da Facebook con una nota in cui si legge: "I nostri team di ingegneri hanno individuato il problema nelle modifiche alla configurazione dei nostri router che coordinano il traffico tra i nostri data center". Facebook ha aggiunti inoltre che "non c'è evidenza di dati personali degli utenti compromessi durante il disservizio".

Il blackout di Facebook, in particolare, ha generato una cascata di problemi in altri ambiti, poiché in molti usano l'account del social network per accedere ad altri servizi: siti di e-commerce, per esempio, ma anche piattaforme online di videogiochi. Le credenziali Facebook possono essere usate anche per accedere a una smart tv o a un termostato intelligente: da queste cose - e non solo quindi dall'urgenza di comunicare con post e messaggi - si intuisce la portata del blackout che ha investito la creatura di Zuckerberg.

L'ultima volta che i tre servizi di Zuckerberg sono stati irraggiungibili, tutti nello stesso momento, risale al 19 marzo scorso: il disservizio in quel caso è durato circa un'ora.

Un anno prima, esattamente il 13 marzo del 2019, Facebook, WhatsApp e Instagram hanno affrontato quello che sinora era il blackout più lungo della loro storia, con disservizi che sono durati ore, dovuti (stando a quanto ha comunicato Facebook il giorno successivo) a un cambio di configurazione del server.