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Ces 2022, come sarà la più grande fiera tech del mondo

Mona Keijzer, Segretario di Stato olandese agli affari economici e al clima, con Gary Shapiro, Presidente e CEO, Consumer Technology Association, al CES Unveiled di Amsterdam
Mona Keijzer, Segretario di Stato olandese agli affari economici e al clima, con Gary Shapiro, Presidente e CEO, Consumer Technology Association, al CES Unveiled di Amsterdam 
Torna in presenza il Consumer Electronics Show di Las Vegas, giunto alla 55esima edizione. Il Ceo e Presidente Gary Shapiro: più attenzione alle nuove tendenze, un po' meno Cina e uno spazio importante per l'Italia delle startup
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“In questi due anni la tecnologia ha consentito di divertirci e sentirci vicini anche senza uscire di casa, ha permesso a tante persone di continuare a lavorare”, dice Gary Shapiro, presidente e CEO della Consumer Technology Association che organizza il CES di Las Vegas. È stato l'ultimo grande evento tecnologico prima della pandemia e il primo a riprendere dopo due anni di fiere e lanci virtuali. Cosa è cambiato? “Abbiamo imparato che non c’è bisogno di andare tutti i giorni in ufficio, ma rimanere a casa influisce sulla creatività e peggiora la comunicazione. Abbiamo assunto molte persone, però costruire nuove relazioni è difficile se non si è in presenza. Le dirò di più: da remoto si fa più fatica a mantenere certi standard di etica, onestà e condivisione, ci vuole più tempo e più impegno”. Intanto l’impegno consiste in un tour europeo che ha toccato Parigi e Amsterdam con due CES Unveiled (“Ma sogniamo di poter organizzare un evento in Italia, prima o poi”), e poi nel colossale lavoro di organizzazione dell’evento di quest’anno. Previsto dal 5 all’8 gennaio, in presenza, e pure massiccia: oltre 1100 espositori, un’area espositiva pari a 12 campi di calcio. L'edizione numero 55 sarà aperta come sempre a operatori, analisti e media da tutto il mondo, ma per accedere servirà una prova di avvenuta vaccinazione.

Lo scorso anno il Consumer Electronics Show si è tenuto in forma esclusivamente digitale. E stavolta?
“Sarà un evento dal vivo, con le sessioni più importanti in streaming per chi non può essere a Las Vegas. Ma tutto il materiale sarà accessibile online per 30 giorni, insieme a contenuti specifici per la nostra piattaforma. Ogni espositore avrà una presenza sul nostro sito digitale, uno spazio che potrà usare liberamente. Sappiamo di essere molto bravi a realizzare un evento fisico, ma stiamo lavorando sodo per produrre il miglior evento digitale possibile: per noi significa mettere in campo competenze nuove, ed è una sfida impegnativa che si unisce alle difficoltà dei nuovi protocolli di sicurezza e dell’organizzazione”.

Lo slogan per il 2022 è “tecnologia per un futuro responsabile”. Cosa significa?
“Quando parliamo di tecnologia, penso che abbiamo l'obbligo nei confronti della società di esaminarne gli usi possibili. Prendiamo il fuoco: può dare calore oppure distruggere. Così la politica deve incoraggiare l'innovazione, ma anche stabilire quando l’uso di una tecnologia è accettabile e quando no. Non vietare le auto, ad esempio, ma imporre che abbiano una cintura di sicurezza e che non superino un certo limite di velocità. E i legislatori devono fissare gli standard, le regole che rendono possibile lo sviluppo di tecnologie comuni, utilizzate da un numero più ampio possibile di persone. Naturalmente, per questo devono operare di concerto con le aziende”.

Quindi la tecnologia non dovrebbe essere completamente libera ma regolata dai governi.
“Penso che non si debba chiedere il permesso per creare nuova tecnologia, ma che quando una tecnologia cresce, sia compito dei governi dire come è possibile utilizzarla. Ci sono valori condivisi: ad esempio, la pedopornografia, che nella maggior parte delle culture è illegale. Da un lato bisogna stabilire che sia illegale anche sui mezzi tecnologici, dall’altro è la tecnologia stessa che ci fornisce i mezzi per limitare la diffusione della pedopornografia. Certo, sono strumenti migliorabili, ma intanto è importante stabilire delle regole sulle quali tutti sono d’accordo”. 

In che modo la tecnologia può aiutare le persone a vivere meglio?
“La tecnologia aiuta le persone a vivere meglio in molti modi. Prendiamo le disabilità, un problema enorme: abbiamo una fondazione che si concentra proprio su questo, e sono coinvolte persone con tutti i tipi di disabilità e tutti i tipi di aziende. Secondo me non bisogna imporre delle soluzioni specifiche, ma lasciare che ciascuno sviluppi la sua, così crescerà l’offerta, con la competizione si abbassano i prezzi e si amplia la scelta. Prendiamo la salute, ad esempio: c’è una startup olandese che ha sviluppato un sistema per la diagnostica precise di alcune patologie della retina che utilizza un normale smartphone”. 

Quest’anno il CES ha introdotto alcune categorie nuove, come Space Tech, Food Tech salute mentale, asset digitali. Come vengono definite?
“Studiamo le tendenze del mercato, cercando di capire cosa c’è all'orizzonte di interessante. E certamente lo Spazio è il futuro, lo abbiamo visto dall’interesse che le nuove missioni hanno generato nel pubblico e dalle prime ricadute pratiche di queste esperienze. Le aziende poi investono molto nelle tecnologie applicate al cibo, perché il pianeta sta crescendo sempre più e le risorse sono limitate. Non solo nelle materie prime, anche nella manodopera. E poi c’è il tema degli anziani, di chi è in casa da solo, di chi ha bisogno di assistenza, anche mentale. Un altro settore in grande fermento è quello degli asset digitali, abbiamo visto tutti il movimento che c’è intorno agli Nft”.

Ma possiamo ancora chiamare queste tecnologie “consumer”?
“Ne abbiamo discusso a lungo, e abbiamo deciso di puntare prima di tutto sull’aspetto di innovazione, alla fine il CES è uno show, uno spettacolo. Prendiamo ad esempio un'azienda come Panasonic, che fino a qualche anno fa produceva quasi esclusivamente tecnologia consumer, mentre oggi hanno attività che non per la maggior parte sono rivolte direttamente al pubblico: ci sarà, ha tutto il diritto di esserci, perché continua a innovare a stupire”.

La pandemia ha cambiato il nostro rapporto con la tecnologia?
“In molti modi, ma principalmente nel fatto che oggi apprezziamo di più la tecnologia. Per la stagione natalizia le previsioni di vendita sono eccellenti, e dalle nostre analisi risulta anche un dato su cui riflettere: gli americani, e non solo loro, sono pronti a spendere di più per avere una tecnologia migliore. È la rivincita della fascia premium”.

E la carenza dei chip non rischia di frenare questo entusiasmo?
“È un problema che si riflette maggiormente nelle fasce di prezzo più basse, i chip disponibili vengono utilizzati prima di tutto nei prodotti più remunerativi”.

A proposito di marchi premium, Apple parteciperà al CES finalmente?
“Come al solito, non avrà un suo spazio, ma non direi che Apple non partecipa al Ces. Da anni fa parte della nostra associazione e prende parte all’organizzazione. Invia molte persone, che intervengono nei panel e si danno parecchio da fare a curiosare e cercare nuove idee tra gli espositori”. 

Nel corso degli anni, al CES di Las Vegas sono stati lanciati il videoregistratore (1970), il primo videogioco (Pong, 1975), il compact disc (1981), il Commodore 64 (1982), il Dvd (1996), la Xbox (2001), il Blu-ray (2004) e tanti altri gadget e tecnologie. Qual è la next big thing dietro l’angolo?
“Penso all’intelligenza artificiale, che può rendere la nostra vita più lunga e più sicura, a cominciare dalle auto a guida autonoma. Ma qui stiamo già parlando di robotica, perché un’auto che guida da sola è un robot. Certamente poi intelligenza artificiale e robotica cambieranno anche la medicina, e la pandemia ci ha mostrato come l’assistenza sanitaria da remoto sia non solo possibile ma necessaria. Per tutto questo e per molti altri servizi serve una connessione veloce, quindi è facile prevedere che il 5G crescerà in maniera esponenziale. Per me saranno molte tecnologie insieme a segnare il nostro futuro. Nessuno da solo può fare tutto, c’è bisogno di alleanze, di conoscenze accessibili, di brevetti condivisi. Ed è per questo che il CES è così importante, perché è un momento di incontro e di confronto imprescindibile”. 

Dove c’è spazio anche per le startup, all’Eureka Park: come sarà quest’anno?
“Stiamo ancora definendo l'elenco di chi parteciperà, ma in generale posso dire che sarà un po’ meno affollato rispetto alle scorse edizioni, anche perché la presenza cinese sarà più contenuta. In compenso la rappresentanza europea sarà più corposa: una settantina dall'Olanda, un buon numero dalla Francia, e cinquanta anche dall’Italia”.