Nel ricorso si citano le rivelazioni fatte al Congresso Usa da Frances Haugen, l'ex dirigente di Facebook che ha accusato il social network di pratiche scorrette e, tra l'altro, di "no avere imparato dagli errori fatali commessi in Myanmar" nella vicenda del conflitto in Etiopia. "La realtà innegabile è che la crescita di Facebook, alimentata dall'odio, dalle divisioni e dalla disinformazione" ha "devastato le vite di centinaia di migliaia di Rohingya", è scritto nel ricorso. A Nel 2018, un rapporto delle Nazioni Unite rilevò che Facebook aveva giocato un "ruolo determinante" nel diffondere una retorica d'odio in Myanmar, durante le persecuzioni dei Rohingya da parte del governo, oggetto di indagine da parte del Tribunale penale internazionale. All'epoca, il social network si difese, promettendo maggiore attenzione nel controllo dei contenuti. Dopo la notizia del ricorso, i rappresentanti di Meta, la nuova holding proprietaria di Facebook, non hanno rilasciato commenti.