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Almanacco dell'Innovazione - 7 dicembre 1909

Un chimico belga inventa un materiale che apre la lunga era della plastica: la bachelite

Una radio Clarion Bakelite Am degli anni '40
Una radio Clarion Bakelite Am degli anni '40 
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Oggi è considerata fra i grandi mali del nostro tempo, per via dell’inquinamento dei mari e della difficoltà di smaltirla, ma il ‘900 è stato il secolo della plastica in senso positivo, perché grazie alla plastica è stato possibile realizzare un'infinità di oggetti, migliorando la vita delle persone.

L’era della plastica, che non è ancora finita, è iniziata il 7 dicembre 1909, quando il chimico e imprenditore belga Leo Baekeland ottenne il brevetto per una cosa che si era inventato mentre cercava un'alternativa alla gommalacca, una resina naturale, ottenuta dalle secrezioni di un insetto, che a caldo si può modellare e che è stata considerata una plastica naturale. Insomma, Baekeland provò a realizzare un prodotto con le stesse proprietà ma fatto in laboratorio, facendo reagire il fenolo (un derivato dal benzene) e la formaldeide. Il risultato fu un materiale "resistente, praticamente indistruttibile, leggero, con una notevole resistenza al calore, nonché ottimo isolante elettrico, resistente agli agenti chimici che agevolmente si può lucidare e colorare; si trattava del primo prodotto termoindurente, ovvero un materiale che liquefatto colato in uno stampo e modellato, una volta indurito non risultava più possibile riscaldare e rimodellare" (qui il resto del testo). Decise di dargli il suo nome e chiamarlo bachelite (anche: bakelite). La bachelite ha avuto un successo straordinario a partire dagli anni ‘20, quando è stata utilizzata per i primi apparecchi telefonici, le prime radio, le palle da biliardo, ma anche gioielli, giocattoli e persino armi. 

Leo Baekeland è stato un chimico di talento. Trasferitosi a New York dopo gli studi in Belgio, aveva inventato una carta fotografica poi ceduta a Kodak. Decise allora di dedicarsi alla sostituzione della gommalacca con un polimero sintetico mosso dal desiderio di fare soldi: vedeva le opportunità di mercato di un prodotto simile. Per arrivare alla bachelite ci furono ovviamente diversi fallimenti, o meglio tentativi, per trovare la formula esatta per fare reagire i componenti dentro uno strano strumento, chiamato poi il bachelizzatore, ora esposto al Museo Smithsonian. Trent'anni dopo il brevetto, vendette l’azienda per dedicarsi alla vela. La bachelite è stata poi soppiantata da altre plastiche, ma resta un materiale molto apprezzato dai collezionisti nei mercati  e sui siti di modernariato.