Sta avendo visibilità la notizia secondo cui l’esercito elvetico, a partire dal primo giorno di questo 2022, ha scelto l’applicazione svizzera Threema per lo scambio di informazioni in tempo reale. Notizia che va un po’ stemperata, perché l’amministrazione federale elvetica ha integrato da mesi la medesima app nei suoi protocolli di comunicazione, che di fatto ora viene estesa anche all’esercito.
L’idea secondo cui i 147mila militari non possano utilizzare altre applicazioni (tra le quali WhatsApp, Telegram o Signal, tanto per citare le più gettonate) è fuorviante, come ci ha confermato Daniel Reist, fra i portavoce delle forze armate svizzere: “Si tratta di una scelta opzionale, l’esercito non può imporre ai soldati di installare alcunché sui dispositivi privati, ma le informazioni di servizio circoleranno soltanto via Threema”.
L’esercito è stato dislocato in varie zone della Svizzera per dare supporto alla sanità nel pieno dell’emergenza Covid-19 e il modello comunicativo tipico, ovvero quello secondo cui i graduati impartiscono ordini direttamente a voce, è saltato. La pandemia non risparmia la Confederazione Elvetica, che il 10 gennaio, con 63mila contagi (su 8,6 milioni di abitanti), ha conosciuto un picco di casi senza precedenti. Lo scambio di informazioni di servizio, quindi, avverrà solamente tramite Threema.
Immaginare che, una volta indossati i vestiti grigioverdi i soldati svizzeri non potranno usare le app di messaggistica cui sono soliti fare ricorso è falso: se vorranno ricevere informazioni di servizio, dovranno installare Threema, il cui costo (4 franchi, cioè 3,80 euro) verrà assorbito dallo Stato. Al di là di questo, è interessante capire perché le autorità federali abbiano scelto proprio questa app.
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Non è una scelta patriottica
Threema è sviluppato da un’azienda elvetica, dunque viene spontaneo chiedersi quanto quella dell’esercito sia stata una scelta di bandiera. Reist ha spiegato la scelta basandosi su 3 princìpi cardine. Il primo è che i server di Threema risiedono fisicamente in Svizzera e quindi non sottostanno alle norme del Cloud Act, il pacchetto di leggi americane che cozza contro l’articolo 48 e il Considerando 115 del General Data Protection Regulation (il cosiddetto Gdpr) e consente alle forze dell’ordine, alle autorità e alle agenzie di intelligence americane di acquisire dati da operatori cloud, fatte salve alcune condizioni, ovunque nel mondo. Inoltre, Threema può essere usata senza rilevare dati personali degli utenti e, non da ultimo, sottostà al Gdpr.
Threema, come confermato dal libro bianco sulla crittografia, cancella dai server i messaggi non appena vengono consegnati ai destinatari. In virtù della crittografia end-to-end, è praticamente impossibile, per chiunque non sia l’effettivo destinatario, decrittare e leggere il messaggio. Tutti i dati necessari alla comunicazione mediante Threema sono anonimizzati grazie a tecniche di hashing, che convertono le parole di un testo in un codice alfanumerico, rendendole quindi non decifrabili.
Non da ultimo, le chiavi di crittografia, utili a criptare e decrittare i messaggi, sono generate sui dispositivi degli utenti e non vengono né conservate né comunicate ai server Threema, sui quali non vengono neppure salvati gli identificativi degli utenti che hanno comunicato tra di loro. Inoltre, Threema usa primitive crittografiche (le combinazioni su cui si erigono i protocolli di sicurezza) numericamente più elevate rispetto a ogni altra applicazione di messaggistica istantanea. Accorgimento che rende più robusta la sicurezza con cui gli utilizzatori possono comunicare tra loro.
I numeri di Threema
Per capire quale sia il mercato di Threema ci siamo avvalsi della collaborazione di Roman Flepp, a capo del marketing dell’azienda di Pfäffikon (nel Canton Zurigo), che ci ha spiegato che gli utenti sono 10 milioni, soprattutto concentrati tra Germania, Austria e Svizzera. Threema Works, piattaforma di messaggistica pensata per le aziende, è usata da circa 7mila imprese e, secondo Flepp, “è l’app di messaggistica completamente europea più usata”. Mentre WhatsApp e Signal hanno chiare origini statunitensi, Telegram, seppur fondata da Pavel Durov, di origini russe e legato anche all’Italia, ha sede a Dubai.