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World Emoji Day: come le faccine hanno cambiato il nostro modo di comunicare

World Emoji Day: come le faccine hanno cambiato il nostro modo di comunicare

Nati alla fine degli anni novanta, oggi sono parte della vita di tutti: permettono di superare barriere di lingua, età, cultura. Se ne contano quasi 3500 diversi e aumentano ogni anno per essere sempre vicini al linguaggio comune. E ciascuno può proporre il suo 

3 minuti di lettura

Che giorno è indicato nell’emoji del calendario? Per chi non ha voglia di controllare, lo sveliamo subito: quasi sempre il 17 luglio. Che è diventato - proprio per questo - il World Emoji Day.  

La ricorrenza è nata dall’idea dall’australiano Jeremy Burge, fondatore di Emojipedia,il sito che dal 2013 cataloga tutte le emoji: è di proprietà di un’azienda privata, ma partecipa al consorzio Unicode, insieme con aziende come Adobe, Google, Microsoft, Apple, Ibm, ma pure l’Università di Berkley e il governo indiano. È l'organismo che decide gli emoji da aggiungere a quelli già esistenti e garantisce la loro compatibilità tra lingue, formati, sistemi operativi e dispositivi di ogni tipo.

In crescita

Quando fu fondato il Consorzio, nel 1995, erano appena 76, oggi sono 3363, divisi in dieci categorie. Dal 2015 esistono anche gli emoji personalizzabili a seconda del colore della pelle, mentre le coppie dello stesso sesso e le famiglie omosessuali sono disponibili fin dal 2010. Nel 2021 sono state introdotte anche le opzioni non binarie e le coppie interrazziali.

La lingua è lo specchio della società: quella parlata, e ancor più quella scritta, che ci mette sempre un po’ a codificare le abitudini della comunicazione orale. Così oggi, se esiste la parola per esprimere un concetto, con ragionevole certezza si può dire che esiste anche l’emoji o gli emoji per farlo. D’altra parte sono anni che grandi classici della letteratura vengono tradotti in pittogrammi: è successo, ad esempio, con Pinocchio o Moby Dick, opportunamente rinominato Emoji Dick

Ed è qui il caso di notare come della questione emoji si sia occupata anche l’Accademia della Crusca, che tende ad attribuire al termine il genere maschile; seguiremo dunque linea. 

La storia

La parola "emoji" si traduce letteralmente dal giapponese come "immagine" (e) e "carattere" (moji). Per generale consenso, la loro storia moderna inizia nel 1999, quando  1999 l’operatore telefonico NTT DOCOMO introduce una serie di 176 pittogrammi per cellulari e cercapersone con l’intento di rendere più facile la scrittura di messaggi di testo e mail. A idearli il giovane designer Shigetaka Kurita partendo da ispirazioni diverse: le graphic novel, il carattere tipografico Zapf Dingbats con i suoi tanti simboli, e ovviamente gli emoticon, le faccine che gli utenti del computer creavano con segni di punteggiatura standard. L’emoticon più famoso, lo smiley, esisteva già da tempo: il marchio era stato registrato nel 1971 dal giornalista francese Franklin Loufrani.

I primi emoji erano progettati su una griglia di 12 pixel per 12 e includevano illustrazioni di fenomeni atmosferici, espressioni facciali e pittogrammi come il simbolo del cuore rosso. Il cuore: gli emoji consentono di comunicare in fretta intonazioni altrimenti perdute nella brevità dei messaggi di testo. Sostituendo il linguaggio del corpo, riaffermano l'umano nello spazio impersonale e astratto della comunicazione elettronica.

L’arrivo degli emoji in occidente si deve però soprattutto ad Apple. Prima li incluse nei iPhone con sistema operativo giapponese per entrare nel mercato locale, poi, nel 2011, li rese parte integrante di iOS5, disponibile in tutto il mondo. E la tanto vituperata TouchBar sul MacBook Pro, che sostituisce i tasti funzione a seconda del programma che si usa, è tuttora il modo migliore per trovare velocemente l'emoji giusto su un computer. 

La classifica

Tutti usano gli emoji, senza differenze di età, lingua, cultura. Farne a meno in una chat o su un social è diventato difficile, e anzi da poco Meta ha annunciato che si potrà reagire a un messaggio con un emoji qualsiasi, e non solo con le reaction come su Facebook. Da Menlo Park arriva pure la lista di quelli più usati in Italia: vincono, prevedibilmente, quelli relativi a sport e cibo. 

  • Tra le emoji sportive più utilizzate dagli italiani ci sono il pallone da calcio, da basket, da pallavolo, l’atleta che solleva pesi e il nuotatore. Nel mondo, invece, guidano il calcio, il cricket, il rugby e il baseball, sport molto più diffusi in America.
  • Le emoji su cibi e bevande sono tra le preferite degli italiani, in particolare quelle legate ai festeggiamenti: la torta di compleanno, i calici alzati e la bottiglia di spumante.
  • Molto apprezzate sono anche le nuove Emoji Version 14.0 pubblicate lo scorso anno: le mani a forma di cuore, la faccina che trattiene le lacrime, la faccina con gli occhi che sbirciano, quella con la mano sulla bocca e quella che si scioglie sono le emoji più utilizzate dagli italiani nei loro contenuti social.

Le novità 

Per l’inizio del prossimo anno sono stati già approvati 31 nuovi emoji. Arriveranno, tra gli altri, il cuore rosa, la testa d'alce, l'asino, l'oca, il ventaglio, la medusa e le maracas, le mani che si danno il cinque, sia destra che sinistra. Gli emoji cambiano come il nostro vocabolario, e per proporne di nuovi non bisogna per forza essere un gigante della tecnologia: chiunque può farlo, sottoponendo la propria idea all’Unicode Consortium, cliccando qui.