Potrebbe trattarsi della prima truffa legata al mondo delle criptovalute fatta da una società italiana, ai danni di risparmiatori italiani. Seimila risparmiatori, questo dicono le prime stime, che avrebbero investito cifre che vanno dai diecimila ai trecento mila euro. Al momento una sola certezza: dei fondatori della New Financial Technology, nata a Silea, nel trevigiano, ma con una sede legale a Londra (nel quartiere di Soho) e ramificazioni a Dubai, al momento non c'è traccia. Come non c'è traccia delle decine di milioni di euro che avrebbero preso dai piccoli investitori tra Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardi e Lazio. I soldi spariti potrebbero essere tra i 40 e i 100 milioni di euro. Ma sono calcoli ancora da fare e cifre da verificare.
Il messaggio dei fondatori, prima di sparire
Solo un messaggio, prima di sparire. Lo si legge in un canale Telegram nato due giorni fa e che oggi conta già trecento persone: "La società si è trovata ad affrontare problematiche interne non previste", e quindi "ha deciso di effettuare un riassetto tutelando per primo il capitale depositato dai clienti, programmando una restituzione". E ancora: "C'è tutta l'intenzione di rifondere ogni investitore per il flottante in lavorazione". Un testo non del tutto chiaro.

Ma chiara è l'intenzione al momento di bloccare tutti i prelievi. Il canale Telegram in questione si chiama "I truffati della New Financial Technology". Perché una cosa è chiara alle centinaia di persone che in queste ore in quel canale si stanno scambiando messaggi di allarme, o di sconforto. La società li ha truffati. Ha promesso ritorni che all'inizio garantiva anche (circa il 10% sul capitale investito, si legge nella chat).
Come funzionava il presunto schema Ponzi
La New Financial Technology prometteva guadagni grazie al meccanismo dell'arbitraggio tra criptovalute. Bitcoin per esempio può valere in un determinato momento qualche dollaro in più o in meno su una piattaforma piuttosto di un'altra. Giocando su queste differenza di valore la Nft si garantiva guadagni e distribuiva percentuali. Il tutto è durato per circa quattro anni.
E se nei primi anni la cosa è sembrata funzionare, dal 2022, con il crollo delle criptovalute e le complicazioni del mercato legato a Bitcoin e le sue consorelle, la situazione è cambiata. Se tutto fosse confermato si tratterebbe di un classico schema Ponzi: si conquistano i primi clienti, si danno dei ritorni ragguardevoli, il passaparola fa in modo che la voglia di guadagni facili si allarghi a macchia d'olio tra amici, parenti, conoscenti fino a fare arrivare nelle casse della società milioni. Decine di milioni con ogni probabilità.
L'avvocato della società: "Escludo sia uno schema Ponzi"
Poi il giochino si è rotto. Contattato da La Tribuna di Treviso, il giornale che oggi per primo ha dato notizia di quello che stava accadendo a Silea, uno dei legali della società ha negato che si possa trattare di una truffa sul modello 'Ponzi': "Escludo questa realtà". Ma dei suoi assistiti, Mauro Rizzato, 55 anni e Christian Visentin, 46 anni, al momento non c'è traccia. Pare siano a Dubai.
Mentre nei pressi delle loro abitazioni, raccontano le cronache locali, cominciano a formarsi presìdi di persone che rivogliono indietro i propri soldi. Intanto al momento non risultano presentate in procura denunce, né segnalazioni alla Guardia di Finanza. Ma chi si ritiene truffato sta cercando di raccogliere le firme per una class action. Anche se, almeno a leggere i messaggi sui forum, nemmeno loro credono di poter riavere i propri soldi.