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Dimmi cosa chiedi ad Alexa e ti dirò di dove sei

Dimmi cosa chiedi ad Alexa e ti dirò di dove sei
Dal 2018, anno del suo arrivo nel nostro Paese, gli utenti italiani hanno generato circa 17 miliardi di interazioni con l’assistente vocale di Amazon, di cui otto miliardi nel corso del 2022. La funzione più comune sono i timer, ma crescono le richieste complesse e le automazioni per la casa smart
3 minuti di lettura

Quattro anni fa Alexa arrivava in italia per la prima volta. Vuoi per la parola facile da ricordare, vuoi per il battage pubblicitario, oggi è difficile trovare qualcuno che non sappia a cosa vi state riferendo se pronunciate il nome dell’assistente vocale di Amazon. I numeri di Amazon sull’adozione e l’uso dell’assistente virtuale mostrano una crescita costante, complice anche la parallela affermazione in Italia del gigante dell’e-commerce e dell’ecosistema di servizi Amazon Prime.

Alexa, imposta un timer!

Il 2022 è stato un anno particolarmente positivo per l’assistente vocale, dicono da Amazon, con 8 miliardi di interazioni registrate fra gli utenti e Alexa sui loro dispositivi. Sono quasi la metà delle interazioni totali (17 miliardi) avvenute dal 2018 a oggi. Amazon registra e analizza dati sui comandi che gli utenti impartiscono ad Alexa. Così sappiamo che nel concreto gli italiani hanno impostato circa 800 milioni di sveglie e timer - di gran lunga la funzione più usata - ma anche 120 milioni di promemoria, 45 milioni di liste della spesa. Hanno anche utilizzato Alexa per chiamare o videochiamare circa 28 milioni di volte. Seguono poi le previsioni del tempo e gli aiuti in cucina, con 8 milioni di ricette richieste all’assistente virtuale. Le più frequenti? Carbonara, pancake e tiramisù. 

"Abbiamo visto che i tedeschi utilizzano molto le funzioni legate all’orologio proprio come gli italiani» ha raccontato a Italian Tech Gian Maria Visconti, Country Manager di Alexa in Italia, lasciando intendere che i numeri di Alexa confermano alcuni stereotipi classici sulle differenze con l’Europa del Nord. «In Germania però le funzioni più richieste sono i promemoria e le sveglie, per essere puntuali, da noi sono i timer, che invece impostiamo principalmente in cucina". 

Molto popolare anche la richiesta di riprodurre musica, con 400 milioni di brani chiesti ad Alexa nel corso nel 2022. Nella top 3 del juke box dell’assistente virtuale ci sono Farfalle di Sangiovanni, Dove si Balla di Dargen D’amico e infine Brividi, la canzone di Mahmood e Blanco.

Big in Molise

I dati raccolti da Amazon danno anche un’idea della geografia dei comportamenti digitali in Italia. La Lombardia è la prima regione italiana per numero di utenti attivi, cioè di chi usa Alexa tutti i giorni, ma è la Campania che la sfrutta più di ogni altra regione italiana per la gestione della casa intelligente e dei dispositivi smart. La crescita maggiore di utenti che hanno utilizzato per la prima volta Alexa nel 2022 si è registrata invece in Molise, mentre è Roma la provincia con il maggior numero di interazioni durante l’anno. Ad Agrigento va invece il primo posto per la crescita del numero di interazioni rispetto al 2021, con un +63% anno su anno. 

"L’esperienza pandemica ha certamente cambiato le abitudini digitali degli utenti ovunque nel mondo, ma l’Italia ci ha particolarmente stupito per l’accelerazione dell’adozione dei nuovi prodotti. I dispositivi Alexa più venduti, in Italia come nel mondo, sono gli Echo Dot», spiega ancora Visconti. «Da quando sono stati annunciati anche gli Echo Show hanno riscosso un ampio successo di pubblico e le vendite dei dispositivi con schermo nell’ultimo anno sono cresciute del 150%". 

 

Automazioni e casa connessa

Se le richieste semplici e i comandi diretti (“Alexa, svegliami alle 8”, per capirci) compongono ancora il grosso delle interazioni con l’assistente vocale, Amazon ha osservato una netta crescita di interazioni più complesse. 

"Il 30% delle azioni registrate vengono da “routine”, cioè sono automatismi programmati direttamente dagli utenti, che fanno un uso sempre più avanzato della piattaforma per la domotica e la casa connessa", dice Visconti. "Non parlo solo di skills che rispondono a un comando, ma proprio di automatismi che non richiedono un input, con un'azione che segue ad esempio la lettura di un valore da un sensore o un skill dedicata che segue al completamento di un’operazione da parte di un dispositivo connesso". 

Del resto quello della smart home è un settore in cui Alexa gioca un ruolo di primo piano. In particolare l’arrivo di Matter, nuovo standard per la domotica cui aderiscono anche Google e Apple, è per Amazon la vera svolta che può spingere ancora di più l’uso di Alexa come hub della casa connessa. 

“Abbiamo ormai tutti chiaro che non ci sarà un solo vincitore nella sfida delle AI e della casa connessa, ma servirà interazione e interoperabilità per far crescere il mercato per tutti”, spiega Visconti. “Amazon ha accolto Matter a braccia aperte, perché semplifica drasticamente uno degli scogli più grandi all’adozione dei dispositivi per la casa connessa, e cioè la configurazione iniziale dei prodotti”. 

 

Assistente sempre più intelligente

Le interazioni che Amazon registra non servono soltanto a scopo di marketing, anzi sono fondamentali per alimentare i sistemi di apprendimento automatico che permettono ad Alexa di diventare sempre più intelligente ed efficace.

“Quando Alexa risponde di non sapere qualcosa, o quando l’utente la blocca subito dopo un comando, automaticamente sta imparando. Il sistema funziona infatti in modo da trasformare ogni ‘errore’, risposta mancata, o blocco dell’azione in un elemento per il training automatico dell’IA», racconta Visconti. «Se ad esempio Alexa si sintonizza su una stazione radio sbagliata perché la confonde con un’omonima straniera, e l’utente la ferma perché non è la radio giusta, quell’interazione viene registrata e servirà ad insegnare ad Alexa l’errore, in modo da non ripeterlo in futuro”. 

Questo significa, in altre parole, che Alexa non è soltanto sempre in ascolto ma che registra anche molti altri metadati relativi alle modalità di interazione, come ad esempio il tempo che passa fra un comando e l’improvviso stop dell’utente in caso di errore. E su questo punto la domanda sorge spontanea: come si sposano queste funzioni con la protezione della privacy? 

“Siamo molto attenti a non registrare nessun dato identificativo dell’utente”, risponde Visconti. “A noi del resto non interessa cosa viene chiesto nello specifico né profilare l’utente, quanto capire la meccanica dell’interazione, per la quale non è necessario sapere chi è che ha fatto la richiesta, ma come l’ha fatta e quale è stato il suo esito”.