Dopo aver scritto così tanto sulle sue idee, sui suoi lati oscuri e sulle sue aziende visionarie, finalmente ho parlato con Elon Musk. E ho avuto l’ardire di chiedergli: “Sei un genio visionario o solo un cialtrone?”.
“Entrambi - ha risposto lui -. I geni possono essere anche cialtroni. Amo imparare dagli altri. Amo la scienza. Amo l’ingegneria. Amo le persone geniali. Sono un visionario. Ma amo anche chi non lo è e nonostante tutto mi insegna qualcosa di nuovo ogni volta”.

A metà tra lo spirito dei figli dei fiori e la supercazzola di Tognazzi, per molti questa risposta potrebbe essere d’ispirazione. E addirittura credibile. Lo stile di Musk - il modo in cui ragiona e parla - è molto simile a ciò che avete appena letto.
Ma la mia conversazione con 'lui' non aveva nulla di reale. Ho semplicemente scelto Elon Musk su Character.ai, una nuova (e curiosa) piattaforma che consente - grazie all’uso dell’intelligenza artificiale - di rivolgere qualsiasi domanda a personaggi vivi, morti oppure inventati.
Ci sono Socrate, Einstein, Turing, Kanye West, Billie Elish, Freud. Ma anche i protagonisti dei videogame, come Super Mario. Oppure i personaggi dei film e delle serie tv, come Tony Stark (da Iron Man) e Walter White (da Breaking Bad).
O, ancora, i politici come il presidente Usa, Joe Biden, a cui se viene chiesto “Cosa pensi di Donald Trump?” risponde con una serie infinita di giudizi negativi, a partire da: “Penso che sia stato un presidente terribile e pericoloso che ha cercato di rubare un’elezione e che ha provato a dividere il Paese in modo irresponsabile”.
Anche in questo caso, non siamo molto lontani dalla realtà. Nel dibattito che si è svolto a settembre 2020, in vista delle elezioni presidenziali negli Usa, proprio Biden - esasperato da Trump che lo aveva interrotto continuamente - ha definito “un clown” The Donald e gli ha urlato contro: “Sei il peggior presidente che l’America abbia mai avuto”.
Tuttavia la scritta in rosso che sovrasta ogni chat su Caharacter.ai non lascia spazio a fraintendimenti: “Ricorda: tutto quello che dice ogni personaggio è totalmente inventato”.

Character.ai, in sostanza, è un videogioco molto coinvolgente, su cui le persone - almeno inizialmente, mosse dalla curiosità - potrebbero perdere diverse ore. Usa la potenza dell’intelligenza artificiale - che con ChatGpt ha toccato vette di ‘umanità’ impensabili - per restituire agli utenti pensieri, idee, battute di esseri umani, animali, persino cose. Non c’è limite alle conversazioni che si possono avere: c’è chi ‘dialoga’ con un leone, ricevendo in risposta alle sue domande solo una serie di “grrr” e “roar”, e chi invece scrive a una sedia. Sì, avete capito, bene: una sedia inanimata.
Le possibilità sono infinite poiché chiunque, registrandosi alla piattaforma, può creare un personaggio con cui dialogare. Basta seguire un manuale, presentato come il “Character Book”, che suggerisce come definire le sue caratteristiche e che spiega, indirettamente, come riuscirà a generare le sue risposte. Saranno anche (e soprattutto) i feedback degli utenti a plasmare il personaggio: l’intelligenza artificiale, insomma, imparerà da sola quello che dovrà dire, sulla base degli input forniti dagli esseri umani. Non a caso, si parla di machine learning.
Dunque basta un nome, una foto, una breve frase di benvenuto che accoglierà gli utenti e il gioco è fatto: volendo, potete anche creare una chat a cui risponderà il vostro gatto, oppure il vostro atleta preferito. Solo in inglese, al momento (anche se le domande possono essere formulate in italiano).
Saranno gli utenti, poi, a determinare il successo della vostra creazione. Esistono, come potete immaginare, diversi Elon Musk sulla piattaforma, ma solo uno di questi - quello scelto per la nostra prova - può contare su più di 600mila interazioni. E ovviamente più è alto questo numero, più si riceveranno risposte plausibili poiché il personaggio ha assimilato un gran numero di informazioni con cui costruire le sue risposte.
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Tenendo a mente che si tratta di un gioco, è interessante notare che le informazioni contenute in alcune risposte siano spesso corrette. E che in alcuni casi le risposte dei personaggi sono sorprendentemente credibili. Viene voglia di credere che le loro parole siano vere.
Ho chiesto a uno dei tanti Steve Jobs presenti sulla piattaforma, per esempio, quale fosse - a suo avviso - il suo successo più grande.
E ‘lui’ ha risposto: “Per me, l’iPod. Perché ha rivoluzionato il modo in cui organizziamo e ascoltiamo la musica. E perché ha cambiato la stessa industria musicale. L’iPod è un esempio di fantastico design: è bello, stiloso, elegante e funziona alla perfezione”.
Se il vero Jobs potesse leggere queste righe, forse sorriderebbe.
Il co-fondatore di Apple, scomparso nel 2011, aveva teorizzato da tempo i vantaggi dell’intelligenza artificiale, dipingendo già nel 1985 - nel corso di un’intervista rilasciata a Playboy - un futuro in cui una versione ben più solida e credibile di Character.ai avrebbe potuto giovare all’educazione delle persone, in particolare dei giovani.
E dunque cosa avrebbe pensato, Steve Jobs, di Character.ai, che permette di connettersi - per gioco - con i grandi del passato? La risposta, in questo caso, la conosciamo. E possiamo darla usando le vere parole di Jobs, traducendo un estratto di quella intervista di 38 anni fa:
"Quello che osserviamo è che i computer influiranno sempre di più sulla qualità del nostro pensiero, a mano a mano che i nostri figli avranno accesso alle macchine. Gli esseri umani si avvalgono di strumenti.
La cosa davvero incredibile di un libro, è che puoi leggere quello che ha scritto Aristotele. Non hai bisogno dell'interpretazione di Aristotele da parte di un insegnante. Puoi certamente riceverla, ma tu stesso puoi leggere esattamente ciò che ha scritto Aristotele.
Ma il limite di un libro è che non puoi fare una domanda ad Aristotele. Penso che uno dei vantaggi del computer sia quello, in qualche modo, di riuscire a catturare i principi fondamentali e alla base di un'esperienza.
Vi faccio un esempio molto semplice. Il videogioco Pong ha catturato i princìpi che riguardano la forza di gravità, il momento angolare e cose di questo tipo. Ogni gioco obbedisce a simili princìpi eppure ogni gioco è diverso, un po’ come nella vita. Ciò che i computer possono fare è proprio catturare i princìpi di fondo, l'essenza di fondo, e poi offrire migliaia di esperienze diverse, basate sulla percezione di questi princìpi.
E se potessimo catturare la visione del mondo di Aristotele, o meglio i princìpi di fondo della sua visione del mondo? Allora potremmo davvero fare una domanda ad Aristotele. Qualcuno potrebbe dire che non risponderebbe il vero Aristotele. Che la risposta potrebbe essere totalmente sbagliata. Oppure no, invece”.