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Google Arts & Culture compie 10 anni

Google Arts & Culture compie 10 anni
Dipinti in gigapixel, percorsi interattivi, musei in realtà aumentata: l’Italia è il Paese con più partner in Europa
3 minuti di lettura

In principio furono 17 musei: dal Museo Reina Sofia di Madrid al "Met" di New York, dalla National Gallery di Londra all'Hermitage di San Pietroburgo e anche due istituzioni italiane, i Musei Capitolini di Roma e gli Uffizi di Firenze. Era il 2011, quando un gruppo di realtà museali pioniere aderirono al progetto di Google dedicato al dialogo sperimentale tra cultura e tecnologia, aprendosi a un binomio per molti ancora inedito.

Nella sua prima forma, Google Art Project (dapprima si chiamava così), era stato messo a punto da un gruppo di dipendenti Google, che nel loro “20% time” dedicato ai progetti collaterali, avevano immaginato una piattaforma dedicata alla riproduzione di immagini digitalizzate in alta risoluzione e alla visite virtuali di musei e gallerie. Google Arts & Culture è dieci anni dopo un progetto immenso, una piattaforma tecnologica che coinvolge oltre 2.000 istituzioni culturali di 80 Paesi nel mondo.

Se l’idea iniziale era per lo più legata alla digitalizzazione - fino a oggi sono 6 milioni i reperti digitalizzati tra foto, video e manoscritti e 400 mila le opere d'arte - testimonianza del suo progredire sono stati i termini del coinvolgimento delle istituzioni partner, dalla collaborazione fino a una vera e propria produzione condivisa. Basti pensare all’ultimo progetto "Klimt vs. Klimt", realizzato con il contributo scientifico di uno dei massimi esperti dell’artista austriaco, il critico d’arte Franz Smola: oltre 30 partner e istituzioni da 12 Paesi, tra cui la Galerie Belvedere di Vienna, la Klimt Foundation, il Neue Galerie New York ma anche la Galleria Nazionale di Roma e la Galleria d'Arte Moderna di Ca' Pesaro, hanno contribuito a dar vita a una mostra virtuale che raccoglie oltre 120 capolavori più noti del padre della secessione viennese.

youtube: così la tecnologia aiuta a restaurare le opere

Ma c’è di più: adoperando le opportunità offerte dal machine learning il team di Google Arts & Culture Lab ha ricostruito i colori e le strutture che Klimt potrebbe aver usato per i cosiddetti “Quadri della Facoltà”, creati per conto dell’Università di Vienna, rifiutati da quest’ultima per essere eccessivamente critici nei confronti della scienza e poi andati persi in un incendio. Un processo creativo deduttivo innescato a partire dalle fotografie in bianco e nero scattate all'inizio del 1900, così che “la tecnologia permette di dar vita a idee che sono sempre state solo ipotetiche”, come sottolinea Franz Smola, fiero del progetto: più di 120 focus dedicati all’arte di Klimt e alla sua personalità, un tour virtuale del suo studio, zoom in realtà aumentata e 3D e o oltre 60 capolavori, tra cui "Il bacio”, catturati in altissima risoluzione con l'Art Camera di Google, per ingrandire i dettagli a dismisura. “A istituzioni culturali, fondazioni, archivi e musei che desiderano divenire partner, offriamo strumenti tecnologici gratuiti, dalla digitalizzazione allo storytelling fino a quelli più avanzati, al fine di supportare la loro presenza online”, sottolinea Luisella Mazza, Dirigente delle operazioni globali, Google Arts & Culture. L’Italia con oltre 200 realtà coinvolte è protagonista di un primato: è il Paese con più partner in Europa, nel mondo secondo solo dopo gli Stati Uniti: “Nell’ultimo periodo stiamo vivendo anni di accelerazione sul fronte digitale - sottolinea Luisella Mazza - si sono senz’altro ampliate le modalità di fruizione e anche in Italia la cultura arriva on line con grande entusiasmo”. Dalla Valle dei Templi a Palazzo Ducale di Venezia, fino alle Gallerie Civiche di Torino: un panorama culturale diversificato che si declina oggi in chiave digitale. “Tra i tanti progetti di rilievo, in Italia - continua Luisella Mazza - senza dubbio c’è quello realizzato in collaborazione con il Teatro La Scala, che ha visto protagonista un’esplorazione tecnologica su più fronti, dalla prima performance live eseguita in lockdown, alla digitalizzazione degli archivi, fino alle visite virtuali in aree nascoste o inaccessibili. Ancora, il progetto Parma capitale della Cultura, esteso fino al 2021, che ha coinvolto ben 33 istituzioni culturali per percorsi tematici legati ad arte, musica, cibo e artigianato e quello in collaborazione con la Galleria Nazionale di Roma”. Con quest’ultima Google Arts porta avanti il programma “Women Up”, grazie al quale gli utenti possono esplorare online i contenuti dell’Archivio femminista di Carla Lonzi, alla scoperta di oltre settanta artiste, dalla fotografa e pittrice Dora Maar a Vanessa Beecroft con i suoi tableaux vivants.

Il digitale rappresenta così una nuova forma di espressione dell’esperienza artistica, un veicolo di contenuti che ne documentano l’esistenza e la cui versatilità si offre molteplice.

Tramite Google Arts & Culture si possono ammirare le ninfee di Monet fino all’ultimo gigapixel, si può spaziare nei territori più distanti e impensabili, dai templi Maya alle ferrovie indiane, ci si può trasformare in pellegrini virtuali lungo le vie del Cammino di Santiago, si possono riportare in vita dinosauri o creature marine scomparse, ci si può avventurare in gite virtuali dedicate a studenti e insegnanti, si possono interpretare le opere d’arte attraverso lo sguardo di social creator con la serie su Youtube “Art Zoom”.

Grazie agli strumenti leggeri e dinamici proposti dall’app gratuita per Android e iOS, è possibile associare artisti, opere e colori tramite i Visual Crosswords, cambiare il tono e il vocalizzo di soprani e tenori tramite "Blob Opera", associare il proprio profilo a qualche capolavoro senza tempo secondo “Art filter”. Nulla si pone in alternativa a visite in presenza: “Il progetto, che è gratuito e resterà tale - conclude Luisella Mazza - cerca di rispondere alle preferenze più svariate, da quella formativa a quella ludica fino alla ricerca. Il digitale potenzia il ricordo o permette di arrivare più informati sul posto. Senz’altro amplia lo spazio di osservazione”.