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Abbiamo il diritto di modificare il meteo?

Abbiamo il diritto di modificare il meteo?
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Dicono che quando da mercoledì guarderemo i giochi olimpici invernali cinesi vedremo i cieli più azzurri e le montagne meglio innevate che si siano mai viste. In Cina da anni sono al lavoro per modificare il clima e il mese scorso è stato ufficialmente lanciato il Centro per la modifica del meteo. Il lavoro di modifica del clima, si legge nel comunicato, “è correlato alla sicurezza della vita, allo sviluppo della produzione, alla vita benestante e alla buona ecologia”. La Cina non è l’unico paese che sta provando ad usare la tecnologia per provocare o controllare temporali o per tenersi al riparo dalle tempeste e dalla siccità (lo fanno anche Stati Uniti e Russia). Del resto è un desiderio antico dell’umanità: ma quando i nostri antenati facevano la danza della pioggia o festeggiavano il ritorno del sole non modificavano davvero il meteo. Adesso invece è possibile. Ma con quali conseguenze?

Far piovere o impedire una pioggia su una determinata zona non influisce soltanto su quell’area ma su quelle confinanti. In che modo? Non lo sappiamo. Ma sappiamo che i venti e le nubi non si fermano sui confini nazionali, non hanno bisogno di passaporti per muoversi. Se la modifica del meteo la facesse un paese confinante con l’Italia cosa diremmo? E’ una sfida impari. Infatti negli stessi giorni in cui gli abitanti della povera Etiopia pregano perché la pioggia arrivi per combattere la siccità, in Cina giocano con le nuvole per creare il cielo azzurro più adatto ai Giochi olimpici. In un mondo dove il riscaldamento globale impone a tutti un dazio, i paesi ricchi provano a cavarsela con la tecnologia scaricando il costo su quelli poveri. Ma di chi è il clima? Abbiamo davvero diritto di modificarlo? Il sovranismo climatico non ci porterà lontano.