In fondo questa campagna elettorale non è sostanzialmente molto diversa dalle altre. E’ come sempre una disfida fra chi cerca di fermare qualcuno (un tempo i comunisti, poi Berlusconi, ora i post fascisti) e chi fa delle promesse elettorali da riscuotere subito, come un credito allo sportello bancario (meno tasse, salario minimo, zero multe). Non è così ovunque. Negli Stati Uniti per esempio spesso le elezioni le ha vinte chi ha saputo interpretare meglio “il sogno americano” o “la nuova frontiera”.
E il presidente che più di tutti ha segnato una rottura col passato vinse con uno slogan di una sola parola, come quello dei nostri leader (Pronti, Scegli, Credo) ma di sapore opposto: Hope, speranza. Quello che da noi manca totalmente è la speranza di una vita davvero migliore, non la promessa di una mancetta per tirare avanti, ma la capacità di guardare oltre il presente, oltre la crisi del gas, la guerra in Ucraina, l’inflazione che corre. Chi siamo, e soprattutto che paese vogliamo diventare? Una certa idea di futuro. Qualcuno ha notato che nei programmi elettorali manca la tecnologia perché non si parla abbastanza di reti 5G o di cybersicurezza. Ma non è questo il punto: molte di quelle riforme sono già ben avviate, quello che manca è proprio una idea di futuro. Provo a dirlo in un altro modo. Gli scienziati sostengono che siamo alla vigilia di un nuovo Big Bang, dove Bang sta per Bits, Atomi, Neuroni e Geni. Una convergenza di diverse tecnologie, abilitata dall’intelligenza artificiale, che sarà un potentissimo acceleratore della ricerca scientifica. Ci riguarda? Molto di più di quanto immaginiamo (è il tema dell’incontro di oggi a Genova con il direttore scientifico dell’IIT Giorgio Metta che apre la serie “Aspettando la Italian Tech Week”).
La ricerca come sempre creerà innovazione, aprirà strade oggi imprevedibili, per esempio per il contrasto al cambiamento climatico o nella cura di malattie oggi incurabili; nasceranno nuove aziende, che creeranno posti di lavoro per mestieri che ancora non esistono. Il progresso e il benessere abitano da quelle parti. Non fra 100 anni, ma nei prossimi 10. E noi? E l’Italia? C’è qualcuno che sa immaginare il destino di questo paese oltre le emergenze quotidiane?