MANTOVA. Il Teatro Sociale avvolto in un velo bianco con al centro il logo del Monte dei Paschi di Siena: un’immagine ovviamente legata ai restauri della facciata monumentale, ma che di notte emana una luce surreale evocando altri significati.
Il Teatro Sociale cancellato dal panorama della città, però elegante e centrale anche nel suo sudario candido, quasi fosse il Reichstag di Berlino che Christo nel 1995 imballò in un telo argenteo facendo accorrere milioni di visitatori, a sei anni dalla caduta del Muro. Cos’è oggi la capitale tedesca lo sanno tutti, avanguardie di ogni tipo, la più amata dai giovani.
Chissà che quel telo bianco porti bene anche al nostro teatro, e che svelato - in tempo per il Festivaletteratura? - possa pensare anche al suo futuro non soltanto di immobile. Per ora, il Sociale è un bellissimo contenitore che sta per completare il suo restauro. «Era l’impegno del mio mandato di presidente - spiega l’avvocato Guido Benedini - e insieme al direttivo, con il tesoriere Maurizio Castelli, lo stiamo portando fino in fondo». L’impegno, ricorda il presidente era quello di rientrare dai debiti che aveva trovato dalle gestioni precedenti e insieme rimettere a posto l’immobile. «Anzitutto all’interno, per la sicurezza e la funzionalità, basti pensare alla sostituzione della graticcia», la struttura che sta sopra il palcoscenico e consente di reggere e muovere le scenografie, «e all’impianto di riscaldamento».
Ora il teatro è infatti pienamente funzionale e sicuro. «Poi abbiamo restaurato la facciata su corso Umberto e il Ridotto. Restava indietro, non unica ma più importante, la facciata con le colonne». Un vero disastro, in effetti, con le pareti scrostate, le lastre di marmo della zoccolature sporche. Tenuto conto che Pradella (il vecchio nome di corso Vittorio Emanuele) è uno degli ingressi importanti della città, un pessimo biglietto da visita per Mantova. «Devo ringraziare il direttore di Mps, Elfo Bartolucci. Dopo aver letto la mia intervista alla Gazzetta e l’appello alla città per il Sociale, mi ha contattato e mi ha chiesto cosa poteva fare. Gli ho spiegato la situazione e la banca ha donato al Sociale 20mila euro per il restauro della facciata. Inoltre mi ha dato ottimi consigli su un finanziamento a tasso molto agevolato previsto per questo tipo di restauri».
Il risanamento e la ripulitura della facciata sono stati affidati alla ditta Lithos, che ha già operato all’interno della basilica di Sant’Andrea e in San Barnaba. Il costo totale è previsto attorno ai centomila euro. «Che potrebbero salire un po’ in caso di sorprese - prosegue Benedini - la Lithos comunque è in costante contatto con la sovrintendenza per non dilatare i tempi». Una parola anche per i ponteggi, che sono sempre una spesa importante. «Però sono stati fatti, da un’altra ditta, benissimo e consentono di arrivare in qualunque punto agevolmente». La spesa, come tutti i restauri della gestione Benedini, è a totale carico dei proprietari dei palchi. Insieme formano il condominio di cui Benedini è presidente. «Ci sono famiglie che da 200 anni rendono possibile avere un grande teatro a Mantova. A volte si fanno confronti con altre città, ma a Cremona per esempio il teatro è del Comune che ha pagato la ristrutturazione e ha anche messo 400mila euro per finanziare la stagione. Il Sociale invece è privato e i soci hanno pagato tutti i lavori».
Questa è la politica da “padre di famiglia” di Guido Benedini e del direttivo che si è scontrata con chi avrebbe voluto uno sforzo dei palchettisti per far ripartire finalmente una stagione lirica, sull’esempio di quanto avvenuto a Como, quasi l’unico caso di un altro teatro privato. Un anno fa era nata un’associazione, Impatto Sociale, che avrebbe dovuto rilanciare il Teatro. I tre promotori erano tre attori: Federica Restani, il mantovano Giovanni Franzoni che vive a Milano e Silvia Benedini, figlia dello stesso Guido. I conflitti di interesse li vedevano solo le malelingue visto che c’era molto da lavorare e nulla da guadagnare. Comunque sia, anche per altri suoi impegni, Silvia era presto uscita. Federica Restani ha molto lavorato per una proposta di lirica, che però il direttivo non ha appoggiato. «Non possiamo chiedere ai condomini di indebitarsi per gli spettacoli - insiste Benedini - lo Statuto è chiaro, solo eventuali avanzi vanno per organizzare spettacoli. E’ già un grande sforzo tenere aperto il teatro e fare la manutenzione».
Un gruppo di palchettisti si è però unito all’attrice Federica Restani (Cordibella, Fabiano) per proporre al direttivo del Sociale di organizzare una stagione di almeno 24 serate, chiedendo di non pagare l’affitto o al massimo il puro costo vivo. La prima risposta è stata: vi facciamo 1900 euro, il minimo possibile, come risulta dai conti fatti insieme a voi ai tempi di Impatto Sociale.
La risposta di Restani: sì, ma non fateci pagare anche i costi fissi che già tutti noi paghiamo anche tenendo vuoto il teatro, come l’assicurazione. Alla fine il direttivo ha tirato giù ancora un po’. E il tema è stato portato anche all’assemblea dei condomini, per evitare che la risposta del direttivo, improntata alla prudenza nello spendere i soldi, non fosse in raeltà condivisa da tutti.
«Riconosco - dice Federica Restani - che Benedini esprime perfettamente il sentire dell’assemblea. In pratica ci hanno risposto: carissimi fate quello che volete, ma non fateci spendere altri soldi. Insomma faremo qualche serata, ma quel progetto per ora lo sospendiamo».
Dunque, mentre dai teatri di altre città, arrivano a raffica inviti alle presentazioni della stagione 2014-15, il Sociale si nasconde dietro il telo. E i palchi si svalutano. «Continueremo ad affittare il teatro per le serate che ci vengono proposte - spiega Benedini -. Potremo anche non guadagnare nulla o persino rimetterci un po’ per pochi serate che riteniamo importanti. Umberto Orsini, se ce le avessero chiesto, l’avremmo ospitato volentieri, anche rimettendoci».
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