Un tocco mantovano nel labirinto di bambù più grande del mondo
Realizzato dall’editore Franco Maria Ricci a Fontanellato, ha visto la collaborazione della Fornace Brioni che ha costruito trentamila mattoni a corredo
di Luca Ghirardini
GONZAGA. Ci sono già prenotazioni per sei mesi per visitare il Labirinto di bambù più grande del mondo, realizzato dall’editore Franco Maria Ricci a Fontanellato, in provincia di Parma. Una creazione che, peraltro, è idealmente il terminale del Museo della Follia pensato da Vittorio Sgarbi nell’ambito dei progetti culturali dell’Expo, un percorso che parte dal Palazzo della Ragione di Mantova per passare da Colorno e approdare proprio a Fontanellato. Una realizzazione da sogno, ispirata da Jorge Luis Borges, amico di Ricci, che verrà inaugurata nel corso del prossimo mese. Una creazione che ha visto un’azienda mantovana rivestire un ruolo fondamentale. È la Fornace Brioni di Gonzaga, che ha realizzato, uno per uno, tutti i circa trentamila pezzi “speciali” - quelli, cioè, diversi dai semplici mattoni, perché prevedono curve o forme particolari - che sono serviti a realizzare gli edifici interni, spazi culturali per 5mila metri quadrati. Una commessa che da sola ha fatto lavorare per tre mesi lo storico opificio gonzaghese, che fa capo alla famiglia Brioni da quasi cent’anni, ma che affonda le radici nei secoli.
IL VIDEO: la visita e il racconto della Fornace Brioni
I mattoni speciali per il maxi labirinto
«Siamo risaliti fino a circa il 1800 - spiega Alessio Brioni, che col fratello Alberto ora ha in mano le redini dell’impresa -. Le mappe dell’epoca già descrivevano questa zona come “Fornacione”. Il mio bisnonno Emilio l’acquistò nel 1920, nonno Giacomo consolidò l’attività e papà Fausto ha proseguito nei decenni, cominciando a lavorarci a soli 15 anni». Quasi un secolo di storia, con moltissimi cambiamenti: la piccola fornace a servizio del paese (c’è stata un’epoca in cui ogni centro ne aveva una per soddisfare le proprie esigenze) è diventata dopo la metà del XX secolo un’industria che dava lavoro a una cinquantina di persone e che doveva soddisfare alle forti richieste del boom edilizio. La crisi immobiliare ha fatto chiudere moltissimi impianti di questo tipo, inducendo gli altri a una svolta: «Ora praticamente produciamo solo pezzi particolari e su commessa, specializzandoci nel restauro e nel fatto a mano - sottolinea Alessio Brioni - e i nostri pavimenti in cotto sono stati utilizzati per il recupero di molti edifici storici, dal Palazzo Reale di Milano al Palazzo Ducale di Sabbioneta, dal Chiostro del Conservatorio di Mantova all’albertiana chiesa di San Sebastiano. Ma ci sono nostri pezzi anche a New York, davanti all’Hotel Four Seasons».
Una fetta importante del lavoro, infatti, viene commissionato dall’estero.Ed alcuni pezzi speciali sono ora in realizzazione per il recupero dell’impianto Mondine di Moglia, danneggiato dal terremoto.
L’argilla utilizzata dalla Fornace Brioni viene dalla golena del Po, a Torricella. Un’argilla che nasce grigia e che poi, dopo la cottura in forno a 980 gradi, assume il caratteristico colore rosato del cotto mantovano.
Ma come nasce la commessa Ricci? I Brioni da 20 anni forniscono i pezzi speciali a Unieco, che si era aggiudicata l’incarico per il labirinto. Dopo le difficoltà che hanno interessato il colosso cooperativo reggiano, la Fornace Brioni ha assunto direttamente la commessa. Per mesi sono stati mantenuti i contatti con il progettista, il pluripremiato architetto Pier Carlo Bontempi. Decisiva è stata però la visita a Gonzaga di Franco Maria Ricci: in fornace i Brioni hanno fatto trovare un maxi pilastro realizzato a secco con alcuni dei pezzi speciali fatti su disegno dell’architetto. Ed è arrivato il via libera per la produzione delle decine di migliaia di pezzi, dai mensoloni alle curve dei capitelli, fino ai tavelloni, con l’ultima fornitura che risale a una ventina di giorni fa. Un lavoro la cui principale complessità sta nella creazione degli stampi e nell’asciugatura dei pezzi, che deve essere ottimale.
A Fontanellato, quindi, è quasi tutto pronto, e presumibilmente passeranno pochi giorni tra l’apertura del Museo della Follia a Palazzo della Ragione e quella del labirinto, che Sgarbi vuole collegato alla mostra mantovana di Ligabue e Ghizzardi.
E forse è il caso che ha voluto un ulteriore legame tra la Ragione e Fontanellato, legato al nome del grande artista di Gualtieri. «Chi ha ricordi di quell’epoca - spiega Alessio Brioni - racconta come Ligabue venisse proprio in questa fornace, negli anni Cinquanta, per fare cuocere le sue statuette in argilla. Non siamo riusciti a ricostruire direttamente queste sue visite: mio padre allora era ancora un bambino e non può ricordarselo, ma le testimonianze pervenute sono affidabili».
Per la Fornace Brioni, infine, il labirinto sarà anche una vetrina: un angolo all’ingresso dovrebbe essere riservato all’esposizione di alcuni dei pezzi utilizzati per le opere.
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