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Quando la nave dei pirati attraccò sul lago di Mezzo

Partita da Roma, fu trasportata su un carrello sul Garda per girare film

2 minuti di lettura

Cinquantasei anni fa a una banchina sui laghi di Mantova attraccò una nave pirata. Sembra una burla, ma è una piccola parte di una storia affascinante, una vicenda che ha movimentato per anni la vicina Peschiera del Garda, trasferita idealmente sul mare dei Caraibi. Proprio a Peschiera, infatti, vennero girati numerosi B-movie con protagonisti pirati e corsari, grazie all’iniziativa della “Bertolazzi Film”. Attorno a quest’impresa si creò un microcosmo di artigiani, fornitori e comparse, consentendo a molti giovani di fare il loro ingresso nel mondo della celluloide. E qualcuno ha fatto anche carriera, a partire da Fabio Testi. La storia di questi Studios di casa nostra è diventata un documentario, realizzato da Franco Delli Guanti e Ludovico Maillet, che sarà al centro della serata di mercoledì al cinema Oberdan a Mantova.

Circe. Tutto cominciò quasi per scommessa. Dino De Laurentiis aveva prodotto nel 1954 il film Ulisse, un kolossal diretto da Mario Camerini. Per girarlo, era stato realizzato un galeone, poi rimasto attraccato e in disarmo a Fiumicino. Il produttore voleva disfarsene, ed ecco l’idea di Walter Bertolazzi: portarlo sul lago di Garda per attrezzarlo a ristorante. E propose a De Laurentiis un accordo: se fosse riuscito a portare la nave - nel frattempo ribattezzata Circe - sul Garda, sarebbe diventata sua senza altre spese.

Il viaggio. Circe partì, discese lo Stivale per risalire poi attraverso l’Adriatico ed arrivare a Porto Levante. I racconti descrivono il viaggio lungo il Po come la parte più difficile dell’impresa, ma alla fine il galeone riuscì ad imboccare il Mincio ed arrivare a Mantova, approdando a Fossa Serena, sul Lago di Mezzo. La Gazzetta dell’epoca racconta i faticosissimi preparativi per caricare la nave, definita “saracena” su un carrello, che venne poi agganciato a una motrice per affrontare il viaggio Cittadella-Desenzano. A Desenzano il nuovo varo della Circe e la navigazione fino a Peschiera.

I film. Ma il destino non voleva che la nave diventasse un ristorante. In quel periodo erano in auge i film di pirati e la Romana Film, una casa produttrice specializzata in B-Movie, aveva messo in cantiere La scimitarra del saraceno. Saputo che la Circe si trovava sul lago di Garda, chiese a Bertolazzi di fare l’allestimento del film, sfruttando il fatto che nel basso Garda, nella maggior parte dei giorni, non si riesce a scorgere l’altra sponda e quindi può essere scambiato per mare aperto. Il tutto, con più comodità e meno disagi rispetto al mare aperto.

La crescita e il declino. L’operazione ebbe successo e La scimitarra risultò la prima di una lunga serie di pellicole girate a Peschiera, che richiedettero l’allestimento di una vera e propria flotta e che videro il lancio di attrici come Anna Maria Pierangeli, Liana Orfei e Lisa Gastoni. Non mancarono storie improbabili, come quelle di Maciste o quella di Sansone contro il Corsaro Nero. Col declino dei racconti di pirati, la Bertolazzi Film si buttò su una produzione televisiva francese. Ma il 16 agosto del 1966 una tempesta - come su un vero mare - distrusse l’intera flotta. Fu il colpo di grazia.

Il documentario. Franco Delli Guanti è di Riva del Garda, ma quando sente raccontare la storia dei film di pirati sul Garda, se ne innamora e decide di realizzare il documentario Quando il Garda era un mare, attingendo a tantissime fonti, intervistando attori, registi, comparse, testimoni. «Nel documentario non c’è stato spazio per tutto - racconta il regista - e mi dispiace averlo realizzato senza avere potuto approfondire bene anche a Mantova, alla ricerca di testimoni o di fotografie dell’epoca, a parte la raccolta della Gazzetta di Mantova che ci è stata molto utile per ricostruire il viaggio. Abbiamo raccolto il materiale ancor prima di avere i fondi per girare». Ma non è troppo tardi, visto che, dopo il documentario, sulla vicenda potrebbe venire realizzato un libro, che a quel punto potrebbe accogliere anche nuove testimonianze. «È una storia molto bella - conclude Delli Guanti - , di un tempo di boom economico in cui bastava avere un’idea fantasiosa e del coraggio per fare fortuna».

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