Un libro con i ricordi degli anziani del Mazzali curato da Bregola
I laboratori creativi, animati da Davide Bregola alla Fondazione Mazzali nella Rsa di via Trento e nel Centro Diurno di via Vittorino da Feltre, sono diventati un libro
Gilberto ScuderiMANTOVA. I laboratori creativi, animati da Davide Bregola alla Fondazione mons. Mazzali nella Rsa di via Trento e nel Centro Diurno di via Vittorino da Feltre, sono diventati un libro: L'albero della seta e altre storie, uscito da Melville edizioni.
Il volumetto, di un'ottantina di pagine, sarà presentato il 10 settembre dalle 16 alle 18 nella sede di via Trento come evento collaterale del Festivaletteratura: un appuntamento pubblico «non con l'autore - dice Bregola - ma con gli autori perché il libro è un romanzo corale». Il progetto è nato infatti dagli incontri settimanali, una ventina tra Rsa e Diurno, di Bregola con gli anziani che, oltre a scrivere di propria penna, hanno rinnovato la tradizione orale raccontando le loro storie, elaborando nella memoria episodi di un passato lontano di cui furono protagonisti e testimoni.
Gli ospiti del Mazzali si raccontano così nei ricordi, un accorato amarcord talvolta tessuto col delicato filo delle cose liete - i giochi, le filastrocche, i consigli della mamma, le ricette per i dolci, le feste - e talaltra lacerato dai drammi vissuti negli scorci della guerra, che gli occhi innocenti sembrano scolpire donandoci un epos quasi lapidario e classico. Ne affiorano momenti di poesia in cui la scansione del tempo sembra rallentare il lungo cammino che da allora, quand'erano bambini e bambine, il tempo ha percorso per raggiungere gli stessi autori ora anziani.
Ai giochi, fatti di poche e povere cose - le burèle (le biglie di terracotta e poi di vetro), lo s'ciàncol (dirlo in italiano, la lippa, suona estraneo), la sfronsa (la fionda) - si sommano scene che potremmo dire appartenenti alla Storia o dimoranti nelle sue periferie: l'arrivo del principe Umberto in carrozza davanti al palazzo Ducale e, qualche anno dopo, svanita ogni fiaba, l'esperienza tellurica del rifugio antiaereo mentre al piano di sopra il racconto era dettato dalla bomba. Ma al ricamo della mitraglia si contrappone quello del lavoro con filo e ago di una signora che ricamava le lenzuola per la dote delle ragazze che si sarebbero sposate: «Univo le stoffe, facevo gli orli, le iniziali dei nomi degli sposi». A vincere sono alla fine i buoni sentimenti che vivono nella filastrocca che dice: “La mia mamma mi diceva / far l'amor non è peccato / basta farlo moderato”.
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