In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Mantova, l’Accademia rievoca il cibo dei Romani

Dibattito venerdì al teatro Bibiena e applicazione pratica in sala Piermarini con un menu costruito sulle antiche ricette

di Renzo Dall'Ara
2 minuti di lettura

MANTOVA. Oggi molto raramente, ma per generazioni di italiani entrava nel linguaggio comune definire “luculliano” un pranzo di particolare abbondanza e gradimento. Non tutti certo sapevano che luculliano più di tutti poteva essere solo Lucio Licinio Lucullo, patrizio vissuto dal 117 al 56 avanti Cristo, entrato nella storia dei gaudenti al massimo grado, a tavola e non solo. Pare dobbiamo a lui l'importazione del ciliegio e dell’albicocco.

I romani (ricchi) insomma si trattavano bene, come dimostra anche Marco Gavio Apicio (25 a.C. - 37 d.C.), altro strabordante di sesterzi e di eccentricità, al quale dobbiamo essere grati per De re coquinaria, ricettario arrivato fino a noi, tradotto e pubblicato, dal quale sappiamo come si trattavano. Scriveva di cucina anche Catone il censore, cattivissimo in politica e agricoltore nel tempo libero.

Ora, con Expo 2015 “Nutrire il pianeta” in oceanica dirittura d'arrivo, l'Accademia Nazionale Virgiliana risale alle origini con Alimentazione e cultura gastronomica nell'antica Roma, per l'intera giornata di venerdì, un giorno dopo l'assegnazione del Premio Internazionale Virgilio. «Un convegno al Bibiena - anticipa il presidente dell'Accademia, Piero Gualtierotti - entrerà nel tema dalle visuali più diverse, ma non sarà solo di analisi storica e dibattito. L'intervallo tra le due sessioni, mattina e pomeriggio, sarà dedicato dalla rievocazione a tavola con degustazione, secondo un possibile menu romano d'epoca».

In Sala Piermarini, infatti, nel piatto i commensali troveranno il Garum, salsa salata; il Moretum, formaggio spalmabile all’aglio ed erbe aromatiche; Patina, frittata di lattuga; Epiytirum, paté di olive con erbe aromatiche; Salsa Cattabia, pasticcio freddo di formaggio e fegatini come Promulsides, antipasti. La Prima mensa proporrà il Libum, focaccetta al formaggio; Globi, polpette involtate nell'omento; Prosciutto in crosta di pane; Capretto arrosto (stando sempre con i romani Perna e Haedulus) oltre a verdure variamente trattate. Alla Secunda mensa, Globi, polpettine di formaggio e farro coperte di miele e papavero; datteri farciti di noci, pinoli e pepe, fritti nel miele; Cornucopia di mele; Pani di farro, bianchi e integrali; Focacce al rosmarino.

Non andavano ad acqua, degustando il Mulsum, vino con miele e frutta secca o il Falerno del Massico, tipico del Casertano , ancor oggi prodotto.

La complessa Mensa è stata elaborata da Jacopo Codazzi con la risorsa della sua laurea specifica, citazioni da Apicio e da Catone, ma anche nel concreto esecutivo, mettendosi direttamente ai fornelli, con la collaborazione funzionale del ristorante “La Masseria”. Prodotti, invece, selezionati dal Consorzio Agrituristico Mantovano “Verdi terre d'acqua”, partecipe dell'iniziativa.

Il dibattito, con l'Accademia, vedrà il Museo Archeologico Nazionale di Mantova e riunirà relatori che, con il singolo contributo, daranno un panorama variegato del mangiar romano classico, anche in situazioni e ambientazioni particolari e non certo conosciute. Nella mattinata, interventi di Werner Suerbaum (Università di Monaco); Roberto Brunelli e Alberto Jori, accademici virgiliani; Vincenzo Scarano Ussani (Università di Ferrara); nel pomeriggio, dalle 15, Stefano De Caro (Conservazione Beni Culturali); Elena Maria Menotti (Museo Archeologico); Filippo Gambari (Soprintendenza Archeologica Lombardia); Maria Luisa Cefaratti (Liceo Virgilio).

I commenti dei lettori