Centro Te, disavanzo 2015 di 100mila euro
Il presidente Mangoni: «Con la mia gestione la situazione dei conti è migliorata: tra debiti e banche, rosso di 250mila»
di Luca GhirardiniMANTOVA. Il Centro internazionale di arte e cultura di Palazzo Te è alle prese con conti in rosso e un discorso aperto sul proprio futuro. Non una novità, peraltro, come sottolinea il presidente, Graziano Mangoni, che non accetta di assumersi colpe per quanto avvenuto in passato e rimanda al mittente le accuse di avere creato un nuovo buco con la sfortunata mostra dedicata al realismo socialista.
«So che in città circola la voce di un buco al Centro Te di 300mila euro, attribuibile alla mia gestione - replica il presidente -. Evidentemente i corvi in questo periodo non vivono solo in Vaticano. Chi dice questo, o è in malafede, oppure è disinformato: io sono entrato al Centro nel luglio 2014, con la mostra sui Templari già organizzata e poi finita malamente per le note vicende legate alla Fondazione DnArt. Poi ha aperto la mostra di Mirò, alla quale il Centro ha solo collaborato, in quanto si trattava di un’iniziativa organizzata dal Comune di Mantova. Noi non avremmo dovuto spendere un solo euro, ma in realtà c’è stato un disavanzo di 20mila euro perché le coperture garantite dal Comune di Mantova sono state tagliate per una somma equivalente dagli stessi uffici comunali, a copertura di vecchi debiti risalenti al 2010. Posso dire che, al mio ingresso al Centro, c’erano debiti con fornitori per 254mila euro e un utilizzo del fido bancario di 50mila euro. In questo momento, i debiti con i fornitori sono scesi a 180mila euro, con l’utilizzo del fido invariato. La situazione, quindi, è migliorata, anche se resta delicata. Ma è così da anni, ancora oggi stiamo pagando i debiti accumulati tra il 2009 e il 2012».
Ieri pomeriggio si è riunito il cda del Centro per stilare il preconsuntivo, un nuovo incontro si terrà l’11 dicembre. Allo stato attuale, debiti ed esposizione bancaria sono in linea con quanto appena spiegato dal presidente, mentre la gestione economica dell’anno comporta un disavanzo di 100mila euro circa.
Questo perché la mostra sul realismo socialista non ha certo aiutato a ripianare i conti. «La mostra non ha funzionato - ammette Mangoni -, non ha attratto il pubblico, nonostante le buone critiche della stampa nazionale. Oggi le mostre, per funzionare, hanno bisogno anche di un forte supporto di marketing; per noi non è stato possibile. Il risultato è stato un disavanzo di 100mila euro. Era successo anche nel 2013, quando il disavanzo di 250mila euro venne ripianato dai soci».
Nonostante l’insuccesso della mostra - il prolungamento di tre settimane per cercare di aumentare gli incassi non ha influito più di tanto sui costi -, un modo per evitare problemi finanziari ci sarebbe stato: «La gestione 2015 avrebbe potuto chiudere in pareggio e, forse, addirittura con un lieve utile - sottolinea il presidente - se solo io avessi ottenuto lo stesso trattamento riservato ai miei predecessori: l’applicazione di un biglietto unico con Palazzo Te, maggiorato di 3 euro, da riconoscere alla mostre delle Fruttiere. Quanto fatto, insomma, con la mostra di Ai Weiwei (ma anche durante Amore e Psiche, Mimmo Palladino, Bottazzi e Casoni) durante la quale per entrate al palazzo si pagavano 12 euro, 3 dei quali riservati alla rassegna in corso. Ma dirigenti e funzionari del Comune dicono che un nuovo regolamento non lo permetterebbe...».
«In futuro - conferma Mangoni - sarebbe opportuno evitare queste sovrapposizioni». La mostra sull’architetto Andreani certamente non porterà denaro fresco in cassa, visto che è a ingresso gratuito. «Anche in questo caso - fa rilevare Mangoni - si sarebbe potuto ricorrere a un biglietto unico, con una pur minima maggiorazione».
Al di là dei problemi contingenti, il Centro Te soffre anche per questioni strutturali. «Abbiamo la necessità di trovare soci - è la principale sottolineatura di Mangoni -. Negli ultimi anni hanno abbandonato la Banca Monte dei Paschi di Siena, la Provincia e Alvise di Canossa. Le quote associative, che nel 2013 ammontavano a 340mila euro, oggi sono ridotte a 150mila, con alcuni soci che invece di denaro conferiscono servizi. A conti fatti, l’emorragia è stata di 167mila euro. Siamo riusciti a ottenere diverse sponsorizzazioni e a recuperare crediti incagliati da anni, ma non sono state operazioni sufficienti a rimettere in ordine la gestione economica del Centro Te».
Questo, soprattutto, per una questione semplicissima: la gestione economica del Centro presenta ogni anno costi fissi di circa 220mila euro. Con una dotazione di partenza di 150mila, si parte già con un “rosso”.
C’è una soluzione che possa garantire un futuro al Centro? La ricetta di Mangoni parla della «necessità di tornare alla mission originaria individuata nel 1990: quella di vero braccio operativo del Comune di Mantova in fatto di mostre, evitando quel dualismo che in questi anni si è più volte manifestato. Se non altro, sarebbe opportuno evitare sovrapposizioni, organizzando mostre a Palazzo Te in contemporanea con manifestazioni alle Fruttiere. Sono iniziative che, oltre a godere del biglietto unico, quindi di introiti automatici, fagocitano possibili visitatori della mostra alle Fruttiere. Non va dimenticato che il Comune di Mantova è l’unico socio fondatore del Centro e che ne è il socio di maggioranza relativa: è come se facesse concorrenza a se stesso».
Il futuro del Centro Te è legato alle decisioni del sindaco, Mattia Palazzi. Il comitato scientifico è decaduto in luglio. Per statuto, la decisione sul numero dei componenti e l’individuazione della metà più uno dei suoi membri spetta al sindaco di Mantova, mentre gli altri vengono decisi dall’assemblea dei soci. Il consiglio d’amministrazione in carica, invece, scadrà nel luglio del 2017. «So, tuttavia - afferma Mangoni - che il sindaco ha in animo di rinnovarlo. Anche per questo motivo, pur avendo in portafoglio alcune iniziative per il futuro, il consiglio di amministrazione ha deciso di fermarsi, in attesa delle determinazioni del Comune». In preparazione ci sarebbe una mostra incentrata sull’arte sacra in coincidenza con il Giubileo della Misericordia, ma ancora nulla di certo si può affermare.
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