Gli agnolini e i tortelli a Londra protagonisti insieme ai Gonzaga
Giovanni Rana ha compiuto 80 anni, con relativo clamore mediatico e l’eco sarà certamente arrivata anche a Mantova, dove si è sempre trovato volentieri, specialmente a tavola, con davanti un piatto...
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Giovanni Rana ha compiuto 80 anni, con relativo clamore mediatico e l’eco sarà certamente arrivata anche a Mantova, dove si è sempre trovato volentieri, specialmente a tavola, con davanti un piatto di tortelli di zucca. Così era anche nel 1997, quando aveva accettato l’invito a firma Carlo Orlandini, cioè Mantova Formazione & Servizi, cioè ancora il sindacato Cisl, che proponeva “La cucina come piacere: la cultura del cibo”, ciclo articolato in otto appuntamenti, tra l’ottobre 1996 e il febbraio 1997, messo assieme da Francesca Andreatta e anca da mi. Sede già suggestiva di per sé: l’auditorium della Città degli Antiquari, cioè il Conventino di Susano, a Castel d’Ario, complesso monumentale che la famiglia Bianchi (Lubiam) aveva salvato dal degrado e restaurato.
Ma l’elemento decisivo per la trasferta del signor Giovanni da San Giovanni Lupatoto (fabbrica) a Susano era la serata dal titolo “La gioia della sfoglia (fai-da-te)”. Ricorderete, avendo buonissima memoria, lo spot televisivo nel quale Rana appariva ragazzo alle prese, maldestre, con cannella e sfoglia? Ebbene, dopo il dessert, veniva sfidato a tirare la sfoglia, ma vera, davanti a una giudice rigorosa come Lina Albertini, sarebbe a dire ristorante Nizzoli di Villastrada. Rana accettava, divertito, dimostrando di sapersela cavare, non senza qualche difficoltà in itinerario.
Certo aveva già pensato alla sua famosa “sfoglia velo” e ancora oggi, negli scaffali dei supermercati trovate “Gioiaverde alla zucca”, tortelli con “mostarda e amaretti come nella ricetta tradizionale”, spiega l’etichetta.
Storico precedente della signora Lina: nel novembre 1981 a Londra, ristorante Concordia di Craven road (c’è ancora), per una conviviale legata alla mostra “The splendours of the Gonzaga”, aperta al Victoria & Albert Museum con attrezzatura improvvisata, di fortuna, (zocca da macellaio come asse e mattarellino da pasticcere) aveva tirato 120 uova di sfoglia, destinazione agnolini e tortelli. Doveroso ricordare gli altri coraggiosi: marito Arneo Nizzoli, bravissimo cuoco Franco Carra, sommelier Sandra Menghini.
Il programma del ciclo considerava anche “Si fa presto a dire tortello”, “Da risaia a risotto”, “Carni sicure e qualcos’altro” per arrivare anche a “La coda del gallo, divento barman e bar woman”, poi alla “Pasticceria mantovana tanto mitteleuropea”.
Decisamente eccezionale, per difficoltà e contenuti, la serata “Tra Bibbia e Corano: mangiare ebraico e islamico”, in cucina una donna - medico siriana (esercitava a Suzzara) e una signora di famiglia ebraica. Politica, religioni, etnie del tutto estranee. Attenti alla Francesca Andreatta, è la stessa che, con Cristiana Nista e come Cooperativa Atena, nel 1999 si avventurava nella Fiera dei Mangiari.
Avevano ripulito e sistemato, loro da sole, le Cantine di Vincenzo, in Palazzo Ducale, per la prima edizione. Testimone ancora mi: non spazzino, ma rompiballe al punto da far accettare il titolo con quel plurale mangiari, intrigante e non ancora cambiato.
Ma l’elemento decisivo per la trasferta del signor Giovanni da San Giovanni Lupatoto (fabbrica) a Susano era la serata dal titolo “La gioia della sfoglia (fai-da-te)”. Ricorderete, avendo buonissima memoria, lo spot televisivo nel quale Rana appariva ragazzo alle prese, maldestre, con cannella e sfoglia? Ebbene, dopo il dessert, veniva sfidato a tirare la sfoglia, ma vera, davanti a una giudice rigorosa come Lina Albertini, sarebbe a dire ristorante Nizzoli di Villastrada. Rana accettava, divertito, dimostrando di sapersela cavare, non senza qualche difficoltà in itinerario.
Certo aveva già pensato alla sua famosa “sfoglia velo” e ancora oggi, negli scaffali dei supermercati trovate “Gioiaverde alla zucca”, tortelli con “mostarda e amaretti come nella ricetta tradizionale”, spiega l’etichetta.
Storico precedente della signora Lina: nel novembre 1981 a Londra, ristorante Concordia di Craven road (c’è ancora), per una conviviale legata alla mostra “The splendours of the Gonzaga”, aperta al Victoria & Albert Museum con attrezzatura improvvisata, di fortuna, (zocca da macellaio come asse e mattarellino da pasticcere) aveva tirato 120 uova di sfoglia, destinazione agnolini e tortelli. Doveroso ricordare gli altri coraggiosi: marito Arneo Nizzoli, bravissimo cuoco Franco Carra, sommelier Sandra Menghini.
Il programma del ciclo considerava anche “Si fa presto a dire tortello”, “Da risaia a risotto”, “Carni sicure e qualcos’altro” per arrivare anche a “La coda del gallo, divento barman e bar woman”, poi alla “Pasticceria mantovana tanto mitteleuropea”.
Decisamente eccezionale, per difficoltà e contenuti, la serata “Tra Bibbia e Corano: mangiare ebraico e islamico”, in cucina una donna - medico siriana (esercitava a Suzzara) e una signora di famiglia ebraica. Politica, religioni, etnie del tutto estranee. Attenti alla Francesca Andreatta, è la stessa che, con Cristiana Nista e come Cooperativa Atena, nel 1999 si avventurava nella Fiera dei Mangiari.
Avevano ripulito e sistemato, loro da sole, le Cantine di Vincenzo, in Palazzo Ducale, per la prima edizione. Testimone ancora mi: non spazzino, ma rompiballe al punto da far accettare il titolo con quel plurale mangiari, intrigante e non ancora cambiato.
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