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Lawrence: il mio giardino di libri e fiori

Clark Anthony Lawrence, americano di 48 anni, dopo Corte Eremo ha dato vita a “La Macchina Fissa”. Il sogno dei “Reading Retreats” oggi è realtà sull’argine del Mincio

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MANTOVA. Quando si sogna è meglio farlo in grande. Ottimo esempio di un sogno diventato vita è quello di Clark Anthony Lawrence. Americano, nato nel 1969 in un paesino tra i boschi della Pennsylvania e cresciuto con il desiderio di andare a scovare l’arte greca in giro per il mondo. Dopo una laurea in Ecologia umana ottenuta nel Maine, Lawrence lascia il Nuovo Continente per approdare nella culla della civiltà classica, il Mediterraneo. Prima tappa: Grecia. Atene, il mito, la seduzione dell’antico, il suono del greco, le isole. Dopo aver vagato per anni tra aeroporti, musei, templi e bronzi, Clark decide di restare. La Grecia lo affascina, lo accoglie e lo spinge poi verso l’Italia. Arriva alla fine del 1995 alle pendici del Vesuvio ospitato dall’amica Marianna.

Qui impara l’italiano con un inconfondibile accento napoletano e qui matura l’idea che gli cambierà la vita: fondare un’associazione che si occupi di organizzare ritiri di lettura nell’Italia rurale. Clark prende un treno da Napoli direzione Budrio (Bologna) per trovare una sede adatta a realizzare la sua preziosa e folle idea. «Salve. Cerco un posto per i miei Reading retreats in rural Italy». Il progetto è bizzarro e commercialmente impraticabile: attirare ospiti da tutto il mondo per fare cosa? Leggere dei libri. Eppure, la storia degli ultimi ventun anni dell’associazione fondata da Clark dimostra che tutto è possibile.

«Io non avevo nulla. Avevo qualche centinaio di libri, una bicicletta, molte idee e un sogno, i Reading Retreats». Lo confessa Clark nel suo libro appena uscito per Officina Naturalis, dal titolo “Mezzo giardiniere”. La passione per il giardinaggio sorge osservando i giardinieri di palazzo Montefano, nelle campagne a nord di Bologna: prima vera sede dell’associazione. Osservando i filari di pioppi e i fiori che crescono ordinatamente nel giardino della villa, Clark inizia a sperimentare e a piantare bulbi qui e là, spezzando il rigore delle aiuole italiane e immaginando un suo giardino, meno ordinato e più intricato. Gli anni passano tra le lezioni di inglese a Bologna che Clark tiene ai ragazzi delle scuole medie, i tanti amici che iniziano ad arrivare a palazzo Montefano per soggiorni sempre più prolungati, i tentativi di naturalizzare il giardino della villa con sempre nuovi esperimenti.

Poi arriva il momento di lasciare il palazzo e trasferirsi al Castello di Galeazza. I libri e le piante hanno la priorità nel trasloco, come sarà per tutti i successivi spostamenti. A Galeazza, nel parco del castello, Clark insieme a una cara amica, inizia a creare il suo primo vero giardino: falciare, seminare, rastrellare, potare e innaffiare saranno i verbi che segneranno la sua nuova vita di giardiniere autodidatta. Lettura, giardinaggio, musica classica, arte del recupero, amicizia: tutto questo diventa il cuore di Reading Retreats in Rural Italy che nel castello di Galeazza si espande e diventa una piccola realtà vincente. Questo fino al terremoto dell’Emilia del 2012.

Una parte del castello crolla costringendo l’associazione a traslocare in fretta. Sono migliaia le piante, i libri e gli oggetti da trasportare fuori dalle macerie. E dove? A Mantova. Da quel giorno inizia il rapporto tra Clark e la nostra terra. L’associazione si trasferisce a Eremo (Curtatone) in un’ala di una tenuta storica, Corte Eremo. Qui, Clark riparte, nonostante le tante difficoltà. Tornano le tradizionali feste di Halloween, i concerti, i soggiorni per ospiti stranieri, le iniziative culturali, le piante nuove, i fiori che sbocciano. Finché non arriva il tempo di un nuovo trasloco.

Oggi Clark e la sua associazione abitano “La Macchina Fissa”, un villino nascosto vicino all’argine del Mincio tra Borgo Virgilio e Bagnolo San Vito. Perché Macchina Fissa? Questo è il nome dell’antica pompa idrovora a vapore che era installata al piano terra dell’attuale sede. Il proprietario dell’intero immobile, Fausto Tosi, ha creduto nell’idea di Clark e ha seguito passo dopo passo la lunga ristrutturazione. Tosi chiama Clark con l’appellativo “Giardi”, cioè la metà della parola giardiniere (ed ecco svelato il perché del titolo del libro, “Mezzo giardiniere”). La nuova culla dell’associazione è stata da poco inaugurata e vanta decine di stanze personalizzate, piene di stralci di vita e oggetti che raccontano degli ultimi vent’anni di donazioni e amicizie. Ci sono tante storie da raccontare tra le pareti della Macchina Fissa, quella personale di Clark si intreccia con quelle delle decine di visitatori e amici che col tempo hanno popolato l’associazione. Non bastano queste poche parole: per capire bisogna uscire di casa e andarci. Troverete Clark, le sue capre, le sue piante, la Macchina Fissa, il calore, la cultura e la bellezza.

Valentina Barbieri


 

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