I canti dei giovani per non scordare cosa fu l’Olocausto
Ieri mattina un percorso in quattro tappe che ha preso il via dal binario 1 della stazione
MANTOVA. Vento gelido ieri mattina in stazione: il 5 aprile 1944 dal binario 1 partì il convoglio - agganciato al treno già pieno di deportati in arrivo dal campo di Fossoli, vicino a Modena – su cui erano ammassati i 104 ebrei mantovani rastrellati dai tedeschi nei giorni precedenti e portati in via Govi, dove c’era la casa di riposo ebraica e oggi si trova ancora la Sinagoga. Il treno era diretto ad Auschwitz. Solo cinque tornarono. Ieri alle 8.45 dal binario 1 è iniziato il Percorso tra i Luoghi della Memoria, organizzato dal Conservatorio Lucio Campiani con il liceo musicale Isabella d’Este. Nel freddo pungente, con un cielo plumbeo, si sono alzate le belle voci degli studenti del liceo musicale, diretti dal docente Romano Adami. Il coro era intervallato dalla voce meravigliosa di Rita Gelmetti.
Il primo canto è stato Die Moorsoldaten, il canto dei deportati, nato nel 1934 nel campo di Boergemoor, dove erano racchiusi i detenuti politici. Rielaborato da Hanns Eisler, divenne l’inno della Resistenza tedesca al Nazismo.
Giornata della memoria: il coro alla Madonna della Vittoria
È seguito Tsigaynerlied, composto dal violinista polacco David Beygelman (morto nel ’45 ad Auschwitz) nel 1943 per descrivere le sofferenze del popolo rom che il compositore conobbe nel campo di Lodz.
Tra un canto e l’altro, Giovanna Maresta ha letto testimonianze di mantovani, come quella della sinti Dolores Carboni, che nel 2005 ricevette il Virgilio d’oro. Nelle sue parole il ricordo dei campi italiani in cui i fascisti rinchiudevano sinti e rom.
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Il ricordo dell’ebrea Luciana Parigi è invece quello di una bambina che corre in stazione con i fratelli avendo saputo per caso che i nonni sono stati portati lì. Stanno già salendo sul treno, che parte subito. Non li vedrà mai più.
I canti continuano nel freddo. Con Djelem Djelem, inno del popolo rom che ricorda il Porrajmos, Andr’oda Tbaris, il canto che rievoca i lamenti del popolo rom slovacco. Infine Ani Ma’amin, il rabbino cantore vi aggiunse una sua musica nel ’42. Gli ebrei intonavano questo canto durante la marcia verso le camere a gas.
In stazione, il presidente del consiglio comunale Massimo Allegretti ha fatto riflettere i giovani su come una nazione civile e avanzata fosse arrivata a tanto orrore, e quindi l’importanza dell’Europa unita, pur con i suoi problemi.
Presenti anche il direttore del conservatorio Salvatore Spanò e il prefetto Sandro Lombardi.
Le tappe successive hanno toccato la Madonna della Vittoria, dove il liceo musicale ha eseguito tre cori ebraici di Victor Ullmann, Dal profondo dell’inferno, composto nel 1942 dal giovane polacco Leonard Krasnodebski, che si tolse la vita in un campo di tortura, altri canti ebraici e In memoria per flauto solo di Igor Bianchini, dedicato alle vittime mantovane della deportazione con Daniele Braghini flauto solista.
In Sinagoga, invece, dove il saluto della comunità ebraica è stato portato da Loredana Legziel Colorni, si sono alternati due cori, quello tenerissimo dei bambini del coro “Voci in festa”, che accompagnava il soprano Elena Guerreschi, e “Giovani in Gamma” di Luca Buzzavi. Le testimonianze sono state lette da Francesca Campogalliani. Molto toccante quella su Luisa Levi.
Il Percorso che ha coinvolto duecento studenti delle superiori, fra cui il Virgilio, si è concluso al liceo musicale con nuovi bellissimi canti (Gaia Maestrelli) e infine al Carlo d’Arco al Memoriale della Shoah mantovana. Andrea Ranzato ha guidato la visita. «In questa scuola dopo le leggi razziali del 1938, tre studenti ebrei non furono ammessi e una docente bravissima espulsa». Poi il passaggio tra i reticoli con i nomi dei morti mantovani.
Oggi alle 18 al Conservatorio di via Conciliazione 33, per tutti, conferenza di Marcello Floris sull’antisemitismo e concerto con musiche di Victor Ullmann, pianista Roberto Martinelli, mezzosoprano Viktorija Tkachuk.
Maria Antonietta Filippini
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