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Suffragette: al via la mostra sulla conquista dei diritti negati

In italiano la parola giusta è suffragiste. Suffragette è un vezzeggiativo, quasi per tenerle buone. Sono le donne – dapprima pioniere “dure e pure” non disposte a compromessi, poi acquisendo abilità...

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In italiano la parola giusta è suffragiste. Suffragette è un vezzeggiativo, quasi per tenerle buone. Sono le donne – dapprima pioniere “dure e pure” non disposte a compromessi, poi acquisendo abilità politiche – che lottarono per emanciparsi. Fino al 1946, in Italia, a votare andavano soltanto i maschi, e soltanto i maschi sedevano in parlamento. Si apre domani alle 18 alla Casa di Rigoletto, in piazza Sordello, la mostra Suffragette italiane verso la cittadinanza (1861-1946), centinaia di documenti riprodotti su 25 pannelli che testimoniano il cammino delle donne per conquistare diritti loro negati. Per dirne uno, fino al 1919 le donne non potevano nemmeno amministrare i propri beni, serviva la “autorizzazione maritale”. Il senso di inferiorità rispetto agli uomini era diffuso. Ma già nel 1866, al plebiscito per fare entrare Mantova nel Regno d’Italia, benché prive di diritto di voto, duemila donne mantovane votarono ugualmente. Una votazione fittizia ma importante, tanto più che col passaggio dal Lombardo-Veneto all’Italia la situazione dei diritti delle donne peggiorò.

Per le elezioni politiche del 1906 le donne si scatenarono. Maria Montessori lanciava proclami incendiari per il diritto di voto: “Donne tutte sorgete!”. A Mantova erano attivissime Ada e Beatrice Sacchi. Beatrice cercò di iscriversi alle liste elettorali, ci riuscì, ma poi la commissione elettorale provinciale la espulse. Le suffragette erano agguerrite, provenivano in massima parte dalla borghesia, le loro famiglie erano patriottiche e mazziniane, antiaustriache e per nulla pacifiste. Così furono quasi tutte interventiste per la Grande guerra. Non potendo combattere si organizzarono sul fronte interno assistendo i soldati feriti, gli orfani di guerra, provvedendo all’istruzione delle donne meno abbienti.

La mostra, curata da Concetta Brigadeci, Marina Cattaneo, Eleonora Cirant, Giuliana Franchini, è allestita a Mantova da Fernanda Goffetti, Nicoletta Azzi e Teresa Rabitti. Alla mostra è collegato un corso per insegnanti che prenderà il via lunedì prossimo alle 15.30 nella sala delle Colonne del centro Baratta. Mostra e corso sono organizzati da Gruppo 7-Donne per la pace, Donne degli horti, in collaborazione con Istituto mantovano di storia contemporanea e Comune di Mantova. La mostra resterà aperta fino al 16 marzo, tutti i giorni dalle 9 alle 18. Alla inaugurazione, domani alle 18, interverranno Lorenza Baroncelli e Carlo Micheli per il Comune di Mantova, la presidente dell’Imsc Daniela Ferrari, Teresa Rabitti del Gruppo 7-Donne per la pace, Nella Roveri di Donne degli horti. Presenta Eleonora Cirant dell’Unione femminile nazionale, Milano.

Gilberto Scuderi

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