Il Museo Archeologico apre il suo nuovo corso
Cambiano allestimento e gestione: dal polo lombardo a palazzo Ducale. Balzo per i visitatori
MANTOVA. La famiglia mantovana più importante dell’epoca romana si chiamava Cepia e si fece erigere un monumento funebre alla moda di Sarsina (città vicino a Bologna) che appariva imponente a chi arrivava. Ora è stato ricostruito al Museo Archeologico con un allestimento bellissimo inaugurato venerdì 11 maggio, proprio nel giorno in cui Stefano L’Occaso ha passato le consegne a Peter Assmann. Infatti il Museo Archeologico Nazionale di Mantova si riunisce a Palazzo Ducale e diventa parte del complesso museale autonomo. Dalla Sovrintendenza archeologica nel 2015 era passato nuovo Polo museale della Lombardia, guidato dallo storico dell’arte Stefano L’Occaso, già funzionario di Palazzo Ducale, che scelse come direttrice del museo mantovano l’archeologa Nicoletta Giordani.
In meno di tre anni, l’Archeologico è diventato un vero museo, quadruplicando i visitatori e quintuplicando le aree espositive. L’Occaso ha detto addio «con un po’ di tristezza, è come fosse un figlio», ma ha aggiunto: «è giusto che l’archeologico faccia parte del Ducale, del resto qui c’era il teatro di corte dei Gonzaga e così si completa il percorso sulla storia di Mantova» che va dagli Amanti di Valdaro alla famiglia Cepia ai Gonzaga della Camera degli Sposi.
L’Occaso ha ricordato gli anni ‘70 quando l’archeologa della Sovrintendenza Anna Maria Tamassia – presente all'evento dell'11 maggio -, scoprì quelle statue enormi e altri resti importanti della Mantova romana nella zona del seminario. Nel 1978 il Comune col sindaco Gianni Usvardi donò l’ex Mercato dei Bozzoli, all’epoca ortomercato, allo Stato perché ne facesse un museo archeologico, che aprì nel 1998, con una splendida ristrutturazione, ma solo un piccola parte dotata di vetrinette con i reperti più belli rivenuti a Suzzara (la Venere pudica), a Revere (l’elmo), e in tutta la provincia. Direttrice era Elena Menotti quando furono scoperti gli scheletri abbracciati, gli Amanti di Valdaro, e nacque un Comitato per donare una teca ed esporli.
Per completare l’esposizione museale sui tre piani c’era un progetto costoso e non i soldi. «Ringraziamo Leonardo – ha scherzato L’Occaso – perché i biglietti della sua Ultima Cena hanno pagato i lavori per l’Archeologico di Mantova. Con la riforma Franceschini: il polo regionale può aiutare i musei poveri con i proventi dei più ricchi. Ho poi studiato tutti i preventivi per ridurre al massimo la spesa».
A pianoterra c’è la Mantova romana, al 1° piano si va dalla preistoria con gli Amanti di Valdaro alle civiltà preromane: Veneti, Etruschi, Celti. «Il secondo l’abbiamo lasciato libero – ha spiegato L’Occaso – per mostre temporanee e approfondimenti». Giordani ha ricordato che in questi due anni ci sono state mostre di arte contemporanea, quella sul Risorgimento, una decina di concerti. Ieri è stata inaugurata l’ultima parte: quella del Monumento Sarsinate, con progetto del Politecnico, presentato per Mantova Architettura.
Ora la gestione passa ad Assmann, che non ha archeologi nel suo staff, ma ha ricevuto la disponibilità del sovrintendente Gabriele Barucca e della stessa Giordani del Polo di L’Occaso.
Maria Antonietta Filippini
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