Giulio Romano 2019: cinque disegni a Mantova grazie a 62 mecenati
Presentate alla Vittoria le opere acquistate: il “Comitato dei Donatori” in campo per la mostra
Gilberto ScuderiMANTOVA. I mecenati sono 62. Hanno tirato fuori 200 euro ciascuno e gli Amici di Palazzo Te, col loro presidente Italo Scaietta, hanno cercato sul mercato antiquario d’arte disegni di Giulio Romano.
Qualche tempo fa gli Amici avevano individuato un disegno preparatorio e lo avevano fatto arrivare a Palazzo Te, era il 2007. Ma l’idea di mettere su una collezione vera e propria è nata da un paio d’anni: «Costituire un Fondo – ha detto Enrico Voceri, presidente della Fondazione Palazzo Te – che porti a Mantova opere di Giulio Romano o della sua scuola e altre cose legate ai Gonzaga».
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Il 18 febbraio, nella ex chiesa della Madonna della Vittoria sono stati presentati gli acquisti. Cinque disegni che la Fondazione ha portato a casa grazie al contributo del Comitato dei Donatori – i 62 mecenati – per la mostra dedicata a Giulio Romano che sarà inaugurata il prossimo 6 ottobre. Cinque disegni che aprono una stagione di acquisizione di opere d’arte, col proposito di proseguire in futuro.
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Disegni che illustrano importanti aspetti della cultura visiva e del gusto delle corti cinquecentesche italiane, secondo un modello che vide la nostra città e i Gonzaga eccellere in ricchezza e prestigio. Gonzaga non solo valorosi condottieri ma anche raffinati cultori del gusto per l’antico, utilizzato come stimolo per fantasiose invenzioni artistiche.
Amanti degli arredi sontuosi, esemplati su modelli antichi ma ricchi di invenzioni moderne. Committenti di decorazioni per le pareti con motivi che richiamano l’antico e celebrano al tempo stesso le mai dimenticate virtù militari della famiglia.
Gonzaga dediti al desiderio di soluzioni innovative e sorprendenti, con originalità d’invenzione e estrema perizia artigianale nella realizzazione. Giulio Romano fu uno straordinario interprete della cultura artistica italiana del Cinquecento, nonché riferimento fondamentale nella diffusione del gusto italiano in Europa.
I cinque disegni acquistati sono stati spiegati da Guido Rebecchini, curatore con Barbara Furlotti della mostra “Arte e desiderio nel Rinascimento”, a Palazzo Te dal 6 ottobre venturo. «L’idea di design nasce nel Rinascimento e Giulio Romano è uno dei grandi artisti che si dedicano a disegnare oggetti» ha detto Rebecchini. Il disegno più antico non ha a che fare con Giulio: sono due frammenti accostati attribuibili alla stessa mano, di area centroitaliana, del periodo 1490-1510.
C’è poi il disegno, vicino allo stile di Giulio, databile intorno al 1540. Un altro, di piccole dimensioni, dello stesso periodo del precedente, appare non lontano dalla maniera libera e dal segno rapido di Perino del Vaga o di Francesco Salviati. Il disegno di un battello con un putto che tiene una vela è copia da un originale di Giulio Romano conservato nelle raccolte della biblioteca del monastero Strahov a Praga. Sicuramente il disegno più importante, tra gli acquistati, è quello che vede una figura seduta tra le armi, databile intorno al 1530 e attribuibile a Giulio Romano: è il disegno di una delle figure scolpite nella Sala degli Stucchi, a Palazzo Te.
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