Le fabbriche di Giulio Romano in Ducale: nella reggia apre la mostra didattica
Inaugurata “Messer Iulio nostro charissimo": resterà aperta fino al 6 gennaio del 2020
Gilberto Scuderi
MANTOVA. Giulio Romano doveva risolvere un sacco di problemi. Bisognava tenere asciutti Palazzo Ducale e il Castello, col lago lì appiccicato che imbibiva terreno e fondamenta, facendo salire l’umidità ai piani superiori. E in caso di nozze – quelle di Federico Gonzaga con Margherita Paleologa – siccome gli sposi arrivavano da Casale Monferrato a bordo di un bucintoro, Giulio doveva trovare il modo di farli approdare non a nuoto
. Compito non semplice perché il fondale era basso e le imbarcazioni non riuscivano a raggiungere la riva. Giulio doveva poi tirare su la Palazzina della Paleologa, residenza della signora, con tanto di giardino ch’era necessario dialogasse col giardino della sala di Troia, da dove il marito – se non era a Palazzo Te dall’amante Boschetta – poteva mandarle un saluto.
Tutto ciò e molto altro è documentato dalla mostra didattica “Messer Iulio nostro charissimo. Le fabbriche di Giulio Romano a Palazzo Ducale” (con pannelli informativi, riproduzioni di stampe e fotografie, rilievi ecc.) aperta da il 10 maggio fino al 6 gennaio 2020 nel Corridoio del Capitano (detto anche del Passerino) nell’ambito di MantovArchitettura. Accompagnando il numeroso pubblico di studenti e professori nel percorso, il direttore del museo Peter Assmann ha accennato alla morte di Passerino Bonacolsi per dissanguamento (ad opera dei Gonzaga, nel 1328 in piazza Sordello) con un pizzico d’ironia sui fantomatici litri di sangue sparsi nel vicino Appartamento di Guastalla dov’è allestita la “Katharsis” di Nitsch, contestata dagli animalisti.
L’esposizione sul “charissimo Iulio” è curata – insieme con altri – da Andrea Adami, Luigi Fragonese, Antonio Mazzeri, Luigi Spinelli, Carlo Togliani. Prima della visita nel Corridoio, la mostra è stata presentata nell’Atrio degli Arcieri dai curatori, dal prorettore del Polo di Mantova del Politecnico di Milano Federico Bucci, da Lamberto Duò e da Assmann. La presentazione è stata preceduta, nell’Atrio, dalla conferenza Giulio Romano architetto tenuta da Massimo Bulgarelli, docente di Storia dell’architettura alla Iuav, a Venezia. «Giulio era innovativo, conosceva molto bene l’architettura antica – ha detto Bulgarelli – e la reinventava con le procedure da pittore che aveva imparato da Raffaello».
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