Hackett, il custode dell’eredità Genesis: Mantova è speciale
In “The Cinema Show” si parla di Tiresia, padre di Manto: «Sarà emozionante rievocare in piazza gli eroi del mito»
Alberto Sogliani
MANTOVA. Negli eventi musicali dell’estate mantovana spicca il concerto di Steve Hackett, storico chitarrista dei Genesis, che si esibirà in piazza Sordello mercoledì 17 luglio. A 69 anni compiuti a febbraio, da alcuni anni ha ricomposto una band con la quale ripropone gli album del suo ex gruppo insieme ad altri della sua carriera da solista. I suoi concerti in giro per il mondo fanno registrare ovunque il tutto esaurito: da aprile 2019 terrà 83 date in 17 Paesi tra Europa, America e Australia.
Con lo spettacolo incentrato sull’intera esecuzione dell’album Selling England by the pound, pietra miliare dei Genesis, oltre a brani del suo terzo album da solista Spectral Mornings, di cui cade il 40° anniversario, e del suo ultimo At the edge of the light, uscito a gennaio. Hackett si concede alla Gazzetta per un’intervista esclusiva.
Mister Hackett, lei venne a Mantova nel 2011 con la sua electric band per un concerto quasi intimista. Cosa è cambiato?
Negli ultimi anni, grazie alla collaborazione di mia moglie Jo e al contributo di una band favolosa di ottimi musicisti, abbiamo prodotto uno spettacolo con i brani dei Genesis leggermente arrangiati solo nella parte musicale. Un numero sempre crescente di pubblico si è appassionato a questo tipo di show e il livello di gradimento è aumentato in maniera esponenziale.
Perché, secondo lei, la musica dei Genesis a 50 anni di distanza è ancora attuale?
Io sento che la musica dei Genesis, in particolare quella del periodo anni ’70, è classica: con una profondità, originalità e qualità che supera il tempo e resiste attraverso gli anni. I Genesis, in quel momento storico, hanno creato qualcosa di straordinariamente speciale.
Talvolta nei suoi concerti lei tocca il problema dei migranti, ricordando come anche la sua famiglia venne nel Regno Unito dalla Polonia. Cosa ne pensa?
Credo che dovremmo essere maggiormente comprensivi verso chi sta fuggendo da situazioni disperate. Molte volte, tornando nei loro Paesi, rischiano di andare incontro alla morte, compresi anche i loro figli. Inoltre non bisogna guardare solo quello che la gente prende ma anche quello che può dare. Sono tanti gli stranieri che vengono nel Regno Unito, lavorando sodo per offrire un contributo alla nostra società. E pure molti britannici fanno la stessa cosa in altri Paesi d’Europa. La libertà di movimento offre alla gente, nello stesso tempo, l’opportunità di inserirsi e di favorire la crescita.
C’è un rapporto speciale tra lei, l’Italia e gli italiani. Ricambiato. Cosa ricorda di Mantova?
Nei miei confronti gli italiani sono sempre stati gentili, generosi e accoglienti. In Italia il cibo è stupendo, arte e musica sono magnifiche ed esiste un forte senso della storia. Da voi c’è una cultura eccezionale, che affonda le radici attraverso molti secoli del passato. Non vedo l’ora di tornare a Mantova, città affascinante e ricca di un’atmosfera tutta speciale e di una storia molto importante.
Nel brano The Cinema Show si parla di Tiresia: secondo la mitologia fu il padre dell’indovina Manto, che diede il nome alla città.
È molto interessante. Sarà particolarmente emozionante suonare il pezzo in quella piazza speciale riportandoci ai tempi antichi e agli eroi del mito.
Ci può dare qualche anticipazione sul concerto di Mantova?
Sostanzialmente ricalcherà lo stesso programma del tour che stiamo portando in giro per il mondo. Ma potrebbero esserci anche un paio di novità sulle quali ci sto ancora pensando. Mi auguro che il pubblico si diverta ascoltando i brani di Spectral Mornings e tutto l’album Selling England by the pound. Che restano molto simili agli originali, con l’aggiunta di elementi speciali di energia e brillantezza che oggi può apportare la mia band.
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