MANTOVA. Dopo l’annuncio dei nomi dei protagonisti dell’edizione in programma dal 4 all’8 settembre, tutti gli appassionati del Festivaletteratura sono in attesa della pubblicazione del programma completo, che consentirà loro di studiare gli eventi e le combinazioni di orari. Non dovranno attendere molto: sarà messo in rete giovedì.
Già oggi, tuttavia, è apparsa sulla pagina Facebook del Festival un’anticipazione: è stata svelata l’immagine ufficiale di quest’anno, realizzata dall’illustratrice Sarah Mazzetti. Protagonista della copertina dell’opuscolo e dei manifesti sarà la Sala dei Giganti di Palazzo Te, e non poteva essere altrimenti nell’anno dedicato a Giulio Romano.
Sarah Mazzetti è un’illustratrice e fumettista bolognese nota a livello internazionale. Vanta collaborazioni con il New York Times, il New Yorker, Die Zeit, l’Mit Technology Review, Feltrinelli, Mondadori. Insegna Illustrazione allo Ied di Milano, è co-curatrice dell’etichetta di autoproduzioni Teiera.
È lei stessa a spiegare, sul sito del Festivaletteratura, come è arrivata a realizzare l’immagine: «Quando Festivaletteratura mi ha chiesto di lavorare sulla Stanza dei Giganti mi sono sentita quasi sopraffatta, giustamente molto piccola rispetto alla grandezza estetica e narrativa di quel luogo. Ho quindi passato diverso tempo a visitare virtualmente la stanza, ne ho esplorato i dettagli cercando di superare questo senso di soggezione, per renderla un luogo familiare e quindi reinterpretabile.
L'aspetto più complesso, e in realtà insuperabile, è stato il dover ridurre a una superficie bidimensionale un racconto avvolgente che vede nell'utilizzo della spazialità una componente fondamentale. Ho quindi lavorato su una semplificazione estrema – formale e cromatica – che mi permettesse di raccontare l'essenza dello scontro fra Zeus e i Giganti giocando con la contrapposizione fra alto e basso, e riducendo al minimo gli elementi che caratterizzano i due ambienti. Questo lavoro di forte sintesi non volevo però andasse a impoverire la rappresentazione, era fondamentale per me provare a comunicare il fascino – estremamente carnale – e la valenza drammatica dell'opera, che spero di aver in qualche modo restituito attraverso il segno e un gioco di storpiatura delle proporzioni, che da un lato mi appartiene fortemente, ma allo stesso tempo rimanda alla vicenda raffigurata su una delle pareti della stanza». —