Gli ebrei a Mantova raccontati dai documenti: entro l’anno in rete l’archivio della Comunità
Migliaia tra volumi, pergamene e altro materiale: si va dal 1522 all’ultimo dopoguerra, oltre quattro secoli di storia

MANTOVA. Migliaia tra volumi, pergamene, repertori, registri, bandi, avvisi, fogli, partiture musicali. Anche un esempio di come gli ebrei mantovani cercassero la benevolenza di chi governava: un bozzetto a colori acquerellato, della seconda metà del ‘700, di una struttura che gli ebrei si erano incaricati di preparare in ghetto, pagando di tasca loro gli addobbi per i festeggiamenti del “connubium” di una coppia arciducale austriaca. Stemmi, timbri, sigilli, firme e controfirme, carte rilegate insieme o volanti, intestate a questo o a quel regnante, reggente o occupante la città, in modo duraturo ma anche in via provvisoria. I Gonzaga, gli austriaci e i francesi (e quelli che vennero dopo) ci sono tutti, e con essi la documentazione dei loro rapporti con gli ebrei finché non diventarono cittadini come tutti gli altri, una trafila infinita. Tutto dentro contenitori, numerati e suddivisi in filze.
Nel complesso l’archivio storico della Comunità Ebraica di Mantova conserva una ricca documentazione datata dal 1522 all’ultimo dopoguerra, quattro secoli abbondanti di presenza degli ebrei nella vita della nostra città. Le sezioni dell’archivio sono due: l’antica e la storica. Il progetto – in collaborazione tra Comunità Ebraica e Biblioteca comunale Teresiana – è di digitalizzare tutto e mettere ogni reperto online. Il quadro finanziario è a punto e l’operatività – in itinere – può contare sul generoso contributo delle fondazioni Cariverona e Bam. A oggi il materiale digitalizzato è di quasi 126mila immagini – relative a entrambe le sezioni, storica e antica (si può consultare il sito della Biblioteca digitale Teresiana). Ora ci si concentra sulla sezione antica, dal 1522 al 1853.
«Stiamo procedendo con celerità con la parte conclusiva della digitalizzazione dell’archivio, particolarmente interessante per conoscere e studiare la storia della comunità ebraica di Mantova e il suo contributo allo sviluppo e alla crescita della città» dice Cesare Guerra, direttore della Teresiana. Un archivio già molto consultato online, principalmente da studiosi statunitensi, poi italiani, tedeschi, britannici, russi, francesi, belgi, cinesi di Hong Kong, israeliani e altri. Solo gli americani sono oltre il 50%. La digitalizzazione è fatta per circa tre quarti. Il quarto restante dovrebbe finire in rete entro l’anno. Soddisfatto del risultato raggiunto – e di quello che si profila a breve – è il presidente della Comunità Ebraica di Mantova, Emanuele Colorni.
Il ghetto, a Mantova, fu istituito nel 1612 dal duca Vincenzo I Gonzaga. A mettere fine alla apartheid fu Napoleone. Colorni anticipa la preparazione di un libro sul coro ebraico, nato in città nel 1840 e andato avanti fino al 1950 circa. Di questo periodo, lo studioso e musicologo Mauro Patuzzi annuncia – forse pronto in autunno – un Cd di canti di insegnanti al coro della sinagoga, ebrei e non. Una dozzina di brani lirici, scelti su una cinquantina, basati su salmi e orazioni ebraiche. La Biblioteca Teresiana è custode, in comodato, di un eccezionale Fondo ebraico, di manoscritti e libri a stampa.
A questo Fondo appartiene Sefer ha-tzeruf (Il libro della permutazione) del XVI-XVII secolo, esposto alla mostra “Il Rinascimento parla ebraico” (a cura di Giulio Busi e Silvana Greco) fino al 15 settembre a Ferrara al Meis (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah) insieme al Codice Maimonide (Guida dei perplessi) che nel catalogo è indicato di proprietà del Mibac, Direzione generale degli Archivi, in attesa del trasferimento all’archivio di Stato di Mantova.
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