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Mantova, tesori in volume: il prezioso fondo della seconda metà del Quattrocento

Biblioteca Teresiana, gli Incunaboli e l’arte della stampa. Tra le rarità ci sono anche cinque edizioni uniche al mondo

GILBERTO SCUDERI
2 minuti di lettura

MANTOVA. Un’immersione nella carta, stampata nella seconda metà del Quattrocento. Carta che potrebbe essere anche più antica: fatta con gli stracci, robusta, poteva restare nei magazzini per lunghissimo tempo e venire stampata anni e anni dopo essere uscita dalla cartiera, di Salò, di Toscolano, di Venezia, quelle vicine a noi. Se oggi troviamo della carta di quell’epoca - con i filoni, le vergelle e le filigrane che si vedono in controluce - possiamo ancora stamparci sopra ciò che vogliamo. Se è di buona qualità, la carta si mantiene per secoli. Tra i fondi conservati in Biblioteca Teresiana c’è quello degli incunaboli, i libri “in cuna”, in fasce, i primi a essere impressi con i caratteri mobili inventati da Gutenberg intorno al 1450. L’arte della stampa, neonata, stava nella culla. Questa carta stampata è stata studiata accuratamente da Pasquale Di Viesti, autore del Catalogo degli incunaboli della Teresiana, pubblicato nel 2017 a Firenze da Olschki nella collana Biblioteca Mantovana della Fondazione Bam.

Si tratta di quasi 1.100 edizioni presenti nei 1.292 volumi che costituiscono il fondo. La differenza di 192 è perché ci sono opere in più volumi e alcune edizioni sono conservate in più esemplari. In gran parte gli incunaboli sono confluiti in Teresiana per l’incameramento di librerie religiose di conventi e monasteri mantovani - principalmente benedettini, francescani e domenicani - soppressi dagli Asburgo e da Napoleone tra la fine del Sette e l’inizio dell’Ottocento. Insomma, se in Teresiana ci sono un bel po’ di incunaboli, potremmo dire che il merito è degli austriaci e dei francesi.

«Molti di questi volumi sono estremamente rari, basti pensare che venticinque edizioni sono custodite in Italia solo dalla Teresiana: perlopiù sono libri giuridici, di diritto civile o canonico, ma non mancano singolarità letterarie» dice Di Viesti, riferendosi, tra le altre, alla “Historia de duobus amantibus” scritta da Enea Silvio Piccolomini prima di diventare papa col nome di Pio II (l’incunabolo fu stampato dopo la sua morte). Tra le rarità ci sono anche cinque edizioni, uniche al mondo, conservate in copia singola solamente in Teresiana: opuscoli che contengono operette di carattere popolare, diffuse al loro tempo, libretti adatti, ciascuno a modo suo, al pronto uso e consumo e per questo destinati a un rapido deperimento. Per fortuna cinque si sono salvati. Due servivano per apprendere i primi rudimenti della lingua latina; due sono dei Confessionali - uno in latino e uno in volgare - per la preparazione alla confessione sia dei confessori che dei penitenti; l’ultimo - stampato nel 1493 dalla tipografia parigina di Philippe Pigouchet per il libraio Simon Vostre - è un “Libro d’ore”, guida devozionale alla meditazione privata, con cornici silografiche che contornano tutto il testo e belle immagini che accompagnano le letture quotidiane.

Le particolarità che rendono “unici” molti incunaboli sono spesso le illustrazioni, colorate dopo la stampa. È il caso delle coloriture ad acquerello su tutte le immagini silografiche a corredo delle Favole di Esopo (la stampa, a Verona nel 1479, è su carta filigranata con una testa di un bue sormontata da una corona e da una stella) nelle cui carte iniziali sono dipinti lo stemma dei Gonzaga e quello di Margherita di Baviera (moglie del marchese Federico I), cosa che ha fatto ritenere il volume proveniente dalla purtroppo dispersa Biblioteca Gonzaga. Analogo per bellezza è un esemplare dell’edizione veneziana dei Trionfi del Petrarca stampata da Rinaldo da Nimega e Teodoro da Rijnsburg del 1478, commentata da Bernardo Lapini, impreziosita da una bellissima immagine iniziale, elegantemente miniata a raffigurare il Trionfo d’amore, e con lo stemma gentilizio del bolognese Galeazzo Pepoli incastonato nella cornice decorativa che racchiude la pagina.

«La Biblioteca Teresiana conserva un patrimonio fondamentale: i volumi rari e di pregio delle nostre collezioni - dice la direttrice Francesca Ferrari - sono consultabili, partendo dal sito www.bibliotecateresiana.it, grazie al progressivo processo di digitalizzazione, intrapreso dalla precedente direzione. Riteniamo prioritario proseguire l’opera di digitalizzazione per garantire agli studiosi di tutto il mondo l’accesso a questo inestimabile tesoro». 

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