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Mantova, fotografia femminile, la Biennale rilancia: «Il 2020 anno zero, già al lavoro per il 2022»

Parla Volpi: tra gli obiettivi c’è la costruzione di un magazzino virtuale con le associazioni per tagliare i costi del materiale

Enrico Comaschi
2 minuti di lettura

MANTOVA.  Chiamiamolo anno zero, che già è un complimento. Per gli eventi già consolidati le difficoltà sono state notevoli ma, complice per lo più la tregua estiva e di inizio autunno, quello che doveva succedere è successo anche se con tutti i limiti imposti dalle regole sanitarie.

Per la Biennale della fotografia femminile, il 2020 doveva essere l’anno del lancio ed è diventato un anno di prova, anche se le mostre che sono state aperte hanno ottenuto un generale apprezzamento. E allora il 2021 sarà un anno di lavoro per il team organizzatore: ci sarà da completare il quadro impostato per il 2020 e da elaborare le proposte per il 2022, che dovrà essere l’anno-uno.

«Abbiamo potuto esporre dal 17 luglio a novembre - racconta la presidente Anna Volpi - Di fatto abbiamo aperto quasi tutte le mostre, sia pure con modalità differenti dal previsto. Abbiamo recuperato i workshop e le conferenze con il Centro donne. Considerate le difficoltà che tutti hanno attraversato, abbiamo deciso di rinunciare alla biglietteria, workshop a parte: è stata una scelta coraggiosa, perché ci siamo giocati il gruzzoletto. Ma l’arte ci deve essere anche per chi è in difficoltà, e questo è per noi un messaggio irrinunciabile. Comunque, al di là dei mancati incassi, è arrivata molta gente anche da fuori, sono stati venduti molti cataloghi. Insomma: la Biennale della fotografia femminile è un evento unico al mondo e speriamo di contribuire al cambiamento».

L’asticella non va abbassata, è un imperativo. Infatti Volpi rilancia.

«Intanto collaboreremo con il Pride Festival, in maggio. Poi faremo tutto il possibile per organizzare le mostre che non siamo riuscite ad aprire lo scorso anno, anche se c’è tuttora un problema di spazi, perché al momento non si riesce a programmare alcunché e dovremmo fissare gli eventi con largo anticipo».

Volpi preannuncia nuove collaborazioni e la creazione di un magazzino virtuale: «Per superare il problema del budget vogliamo creare un incontro virtuale fra noi e le associazioni: chi ha materiale da prestare come cornici, pedane da palco o altro, le mette a disposizione di chi ne ha bisogno per organizzare un evento o una mostra. In questo modo si tagliano di netto i costi fissi».

La lezione del 2020 è quella del fare comunque: quanto più una cosa è necessaria, tanto più va portata avanti il più possibile, anche facendo i conti con gli ostacoli (una pandemia non dovrebbe capitare tutti gli anni, per fortuna).

«Avevamo programmato una rassegna molto ricca - conclude Volpi - e questo ci ha insegnato moltissimo, ci ha portato un bagaglio di esperienze che metteremo a frutto nei prossimi mesi. Oggi siamo in una ventina e possiamo dire di aver creato tutto da zero. Il messaggio che viene dalla nostra esperienza è: si può fare. Per il 2022 organizzeremo una Biennale di grande qualità». —




 

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