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L’ex accalappiacani di Viadana è diventato addestratore

«Viadana è stato forse il primo Comune italiano a mettersi in regola con le nuove leggi contro il randagismo». Per gli ordini da impartire ha affinato un proprio vocabolario che attinge a piene mani al dialetto della zona

RICCARDO NEGRI
2 minuti di lettura

VIADANA. Addestrare i cani, per Gianni Zapparoli, è un’attitudine naturale, sviluppata e coltivata sin da quando - bambino di campagna negli anni ’50 del Novecento - la sua fantasia venne irrevocabilmente colpita dalla figura quasi mitica del “cacciatore”. Oggi, che di anni ne ha 69, Zapparoli ha pubblicato il suo testamento cinofilo: un manuale, ma anche una raccolta di anni di aneddoti e ricordi, appena uscito presso una casa editrice specializzata.

Nato e residente a Sabbioni di Viadana, Zapparoli ha lavorato come operaio per il Comune, ricoprendo tra l'altro l’incarico di accalappiacani (e accalappiabovini). «Viadana – ricorda – è stato forse il primo Comune italiano a mettersi in regola con le nuove leggi contro il randagismo. E sono orgoglioso, grazie alla mia mansione, di aver dato in affido oltre cento cani abbandonati». Tutte esperienze andate a buon fine: merito anche di un intuito innato nello scegliere e “far scegliere” il soggetto adatto a ogni persona.

Negli anni, nel tempo libero Zapparoli ha addestrato numerosi cani da caccia, per sé e per gli amici; e, col pensionamento, si è messo in gioco nelle competizioni, togliendosi qualche soddisfazione in concorsi internazionali e campionati italiani assoluti. Ma la soddisfazione più grande rimane osservare i risultati di un processo educativo che permette di elevare il cane dalla condizione di cucciolo a quella di adulto, sviluppandone le attitudini, indirizzandone l’istinto predatorio, permettendogli di incarnare un ruolo ed esercitare una professione (amico, aiutante, guardiano, difensore) come suo scopo di vita e motivazione.

«Nulla poi ripaga quello scodinzolio alla sera, quando il nostro amico ci chiede la “gamella”». Con Zapparoli e la moglie Franca oggi vivono un vecchio bracco tedesco e una segugia di indole molto domestica. Ma l’appassionato ha conosciuto sinora oltre cinquecento cani, e ne ha addestrati almeno centocinquanta. Un’esperienza trascritta nel volume “Il cane laureato e la scolarizzazione del proprietario” (edizioni Altea, con allegata chiavetta Usb contenente quasi tre ore di video). Il libro è scritto in tono scanzonato e anticonvenzionale, quasi fosse una “bibbia” nel senso consolidato del termine: tra i vari capitoli, si trovano infatti alcune parabole (come quella del cacciatore che voleva un cane fenomenale), le quattro “Lettere ai dosolesi”, la “Lettera a Renato” (un’invettiva verso certi ambienti cinofili) e il libro dell’Apocalisse canina. Al di là del tono ironico, il contenuto è però molto serio: «Perché il cane è un essere che prova emozioni e può dare amore, e va assolutamente rispettato». È l’autore stesso a definire il suo sistema “gentile-evolutivo”, «frutto di un bagaglio culturale costruito nel tempo con studio e osservazioni».

Secondo Zapparoli, non servono particolari tecnologie e strumentazioni: «Il segreto è il rispetto assoluto per l’animale e l’attitudine a “essere” addestratore: a metterci cioè il cuore, guardare alla soddisfazione del cane, comprendere il suo linguaggio e riflettere sul nostro». A proposito di linguaggio, per gli ordini da impartire Zapparoli ha affinato un proprio vocabolario che attinge a piene mani al dialetto mantovano-viadanese. “Elura”, “Va sö la”, “Pianein che da me”: «Il vantaggio di molti termini dialettali è che possono essere pronunciati a denti stretti, in modo gutturale.

I suoni così proferiti hanno effetto immediato» Il “dresseur” viadanese deriva il suo metodo dalla pratica venatoria: «Addestrare un cane da ferma e punta è il percorso più completo. Coi dovuti aggiustamenti, da tali principi discendono tutti gli altri, in grado di aiutare a crescere tanto il barboncino schizzinoso quanto l’elegante Fox Terrier da competizione».

Un esempio concreto dell’applicazione di questo metodo è contenuto nella chiavetta video allegata al libro: il Golden Retriever di Sandro Benini, un cittadino con disabilità di San Matteo, è oggi in grado di tirare la carrozzina del proprietario senza farlo cadere, di ritirare la spesa per lui, di portargli le chiavi dimenticate in casa, di raccogliergli il pacchetto di sigarette caduto per terra e di stare fermo in macchina quando c’è da spostarsi.
 

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