Mantova, l’armonia di Venere che pervade il Te. Nuove percorso sulle tracce della dea
Inaugurazione dopo i rinvii di quella che è stata definita come «una mostra persistente» nel palazzo
Paola Cortese
MANTOVA. Palazzo Te visto con un nuovo sguardo. Grazie al progetto “Venere divina. Armonia sulla terra” è stato aperto al pubblico il percorso di visita “Il mito di Venere a palazzo Te”, una mostra persistente, come l’ha definita la curatrice Claudia Ceri Via, di valorizzazione della villa suburbana dei Gonzaga. Grazie a un itinerario incentrato sull'immagine della divinità femminile presente nell'apparato decorativo di Giulio Romano, cui si aggiungono la scultura del II secolo a.C. “Afrodite velata” e l’arazzo fiammingo cinquecentesco, realizzato su disegno del Pippi, è possibile arricchire l'esperienza di visita andando a caccia delle raffigurazioni di Venere, poco meno di trenta.
Si parte con un antico volume del “De rerum natura” di Lucrezio, conservato alla Teresiana, in cui è contenuto un inno a Venere. Grazie al nuovo sistema di illuminazione, all’App e al volume dedicato in via di pubblicazione, sarà possibile rintracciare la “padrona di casa”, elemento centrale di miti e favole antiche esaltato in quasi ogni sala del palazzo voluto da Federico II che, in passato, era già stato definito “sacrario di Venere”.
Nella Camera di Ovidio la dea spicca nell'affresco “Il giudizio di Paride”, dove nella contesa è vincitrice per la sua bellezza su Atena e Giunone. Si prosegue nella sala del Sole e della Luna, dove è stata inserita la scultura antica che è fonte di ispirazione per una serie di formelle. La sala dei Cavalli vede la dea in nicchia, sopra la porta d'ingresso, nella sua versione marina con delfino, prima di arrivare forse all'apoteosi nella sala più sensuale dell'antica dimora, quella dedicata ad Amore e Psiche in cui la dea si rivela anche nei suoi aspetti più negativi dimostrando gelosia e gusto per la vendetta nei confronti della giovane ninfa di cui racconta Apuleio. Negli esagoni della Camera dei Venti la si ritrova nella versione marina mentre nella Camera delle Aquile fa capolino sia nei piccoli tondi a stucco sia nei riquadri ad affresco che la raffigurano in una torsione classica su di un carro trainato da colombe. Nelle formelle a stucco dell'omonima sala è raffigurata con tutti suoi amanti, Cupido, Marte, Vulcano e Adone, mentre nella Camera degli Imperatori è immortalata nel gesto di disarmare Cupido in un piccolo tondo a fresco realizzato da Giulio Romano con il Primaticcio e altri allievi.
Il tour prosegue nella Sala dei Giganti, dove Venere è protagonista, al fianco di Marte, poco distante da Giove che scaglia i fulmini. Dedicato alla dea è l'intimo Camerino di Venere, tutto affrescato a grottesche, con l'espressione massima della bellezza raffigurata attraverso gli strumenti necessari per la toeletta come lo specchio e il piumino per la cipria. Chiude il percorso in villa l'arazzo di Nicolas Karcher, commissionato da Federico II come si evince dalle imprese della Salamandra e del Monte Olimpo, raffiguratevi, elementi ricorrenti in tutta la villa.
Necessario spingersi nella Loggia dell'Appartamento Segreto dove in un piccolissimo riquadro compare la raffigurazione di una scultura di Venere in una nicchia con tanto di suggestiva ombra sul muro retrostante.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori