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Luce su Mantova medievale, il Ducale al lavoro sulla mostra

Dal 15 ottobre al 9 gennaio 2022 in programma “Dante e la cultura del Trecento” L’Occaso alla ricerca di pezzi sopravvissuti: «I mantovani si facciano avanti»

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MANTOVA. Il 15 ottobre si aprirà a palazzo Ducale la mostra “Dante e la cultura del Trecento a Mantova”, che si potrà visitare fino al 9 gennaio. Fervono i lavori di preparazione di quella che si può dire sarà la prima esposizione dedicata alla Mantova del XIV secolo. Un secolo in genere poco considerato dagli studiosi, che sorvolano sulla Mantova prima di Alberti e Mantegna, come se la città fosse stata solo teatro di guerre fratricide e contasse poco sullo scacchiere internazionale. «Ma non è così - dice Stefano L’Occaso, direttore del Ducale - perché la Mantova del Trecento fu florida e importante per commerci, studi, arte, mire espansionistiche: non dimentichiamo che i Bonacolsi e poi i Gonzaga furono per diversi decenni signori di Modena e di Reggio».

Anche nel campo della letteratura e delle arti, la città fu un centro importante: citata da Dante nella Divina Commedia, ebbe poi rapporti col Petrarca ed espresse in letteratura notevole autonomia. Un’autonomia che non troviamo nelle arti visive, orientate verso l’Emilia o verso il Veneto, il che non esclude che le scelte e le commissioni fossero tutte di grande livello, al pari delle ambizioni delle famiglie che si alternarono al potere. Si preannuncia una mostra importante: «Accoglieremo a Mantova anche prestiti internazionali - prosegue L’Occaso - tra cui due straordinari codici miniati dalla Bibliothèque nationale di Parigi e un frammento di affresco proveniente dalla Danimarca e raffigurante un “Santo Diacono”, probabilmente San Leonardo (come propose Ugo Bazzotti diversi anni fa) che si unirà allo splendido “Matrimonio mistico di santa Caterina” della Fondazione Romano e Raimonda Freddi».

Questi affreschi ci riportano al 1870, quando furono strappati dalle pareti della cappella Bonacolsi, nel palazzo Acerbi-Cadenazzi in piazza Sordello, per essere poi smembrati e venduti. All’epoca le autorità non riuscirono a impedire lo sfregio, ma per la mostra, almeno per alcuni mesi, sarà possibile ricomporre quel capolavoro che per tanto tempo, in passato, è stato riferito addirittura a Giotto. Il patrimonio medievale mantovano è stato lacerato da demolizioni, dalle soppressioni di fine Settecento, dalla scarsa considerazione di cui godettero le arti mantovane del Medioevo. Infatti, neanche una delle grandi sepolture marmoree trecentesche ci è giunta integra e possiamo solo cercare di immaginarle grazie a frammenti sparsi qua e là. La cappella Bonacolsi rimane ignota al grande pubblico, la cappella Gonzaga nella chiesa di San Francesco attende i restauri. «Sono convinto - dice ancora il direttore - che altre opere siano scampate alle soppressioni, alle dispersioni, e che aspettino di essere scoperte. Noi siamo a disposizione per dare, nei limiti della nostra esperienza e conoscenza, un parere a chi volesse sottoporci materiali medievali mantovani: dipinti, sculture o documenti che siano. Vorrei chiedere ai mantovani che si facciano avanti, se ritengono di avere in casa affreschi o marmi o altre opere che possano aiutarci a conoscere meglio il nostro passato, a ricucire le disiecta membra del XIV secolo. Se volete inviarci foto di reperti che ritenete medievali, lasciamo questo indirizzo mail: pal-mn@beniculturali.it, pregando di inviare immagini non superiori ai 10MB. Cercheremo di rispondere a tutti». 

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