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Özdogan racconta i suoi gialli che procedono come un rap

L’autore turco-tedesco ha dialogato con Luigi Caracciolo nell'auditorium del conservatorio Campiani

Paola Cortese
1 minuto di lettura

Sogno e musica è la miscela che cementa la narrazione di Selim Özdogan, autore turco-tedesco che, ieri pomeriggio, ha dialogato con il criminologo Luigi Caracciolo nell'auditorium del conservatorio Campiani.

Al centro della conversazione il thriller “I sogni degli altri” un romanzo che, alla trama poliziesca, intreccia molti altri temi. Immigrazione, anche di terza generazione, rapporti familiari complicati, marginalità e disuguaglianza sociale cui si aggiunge il sommerso mondo del darknet. “Giallo a tempo di rap” il titolo dell'appuntamento perché il genere musicale è una sorta di colonna sonora che unisce il protagonista, Nizar , un cyber investigatore, che scopre di avere un figlio di sedici anni mentre ricerca il pusher che, sul web, ha venduto la dose letale a un altro adolescente.

«I rapper dicono in fondo le stesse cose che dico io ma in modo diverso - ha detto Özdogan - Oggi questa musica è una via di fuga dal ghetto, un modo per avere il riscatto sociale che propone il mondo globalizzato».

Il sogno, individuale e collettivo, lascia però un fondo di amarezza nelle considerazioni dell'autore. «Nella nostra società, in quella attuale più che mai, anche se era così pure cent'anni fa, è necessario che ci siano i perdenti - ha aggiunto - lo richiede il mercato, il sistema. È una contraddizione impossibile da dissolvere, perché è una sorte di costante socialmente accettata. L’emarginazione non dipende solo dai fenomeni migratori ma anche dall’orientamento sessuale, e, soprattutto, dal reddito. Il sogno oggi è spesso legato al consumo, come la felicità».

Caracciolo ha osservato la capacità dello scrittore di cambiare il ritmo tra le pagine destinate a una narrazione intima e famigliare e quella più squisitamente investigativa.

«La lingua è anche musica - ha risposto Selim Özdogan - ci provo a emularla con le parole. Anche nei volti delle persone qui, davanti a me, che non conoscono il tedesco colgo espressioni che mi fanno comprendere che c'è qualcosa che va oltre la semantica». Mix di generi, dunque. Mentre si parla di rap arrivano, sommessamente, le note degli allievi del conservatorio, altra musica. Nessun confine. —



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